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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2011 alle ore 14:51.

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Il commissario, in una delle sue prime note, ha fatto capire di essere pronto a dare battaglia impegnandosi a definire rapidamente e in modo trasparente l'accertamento delle spettanze del credito pronto anche «ad adire le vie giudiziarie per ottenere un accertamento inconfutabile delle spettanze».
Più certi, invece, i 90 milioni assegnati sulla base di sentenze che dovrebbero costituire la base finanziaria della ripartenza. A favorire la ripresa ha contribuito anche la riscoperta della forza dei vecchi Consorzi agrari, alcuni dei quali hanno ripreso fiato economico e sono riusciti anche a diversificare la propria attività nel campo dei servizi e della commercializzazione. Siena e il Consorzio Lombardo Veneto, tra gli altri, sono diventati dei veri e propri fortini economici. La crisi poi ha fatto il resto spingendo a serrare le fila per fare massa critica.

Si è aperto così un nuovo scenario che ha fatto riaccendere anche gli interessi del mondo politico. Ed è partita la marcia di avvicinamento. Nelle ultime assemblee della Coldiretti tra gli esponenti di spicco del precedente governo, da Tremonti a Sacconi ai diversi ministri delle Politiche agricole che si sono succeduti (Zaia, Galan, Romano) è stata una corsa a osannare la Federconsorzi e a criticare l'ottusità del commissariamento.
Ora certo il governo è cambiato, ma restano le sentenze. Anche se sarà difficile rastrellare risorse dal ministero delle Politiche agricole a dieta come gli altri. Resta comunque la valenza politica dell'operazione di rinascita.
Un interesse che si è concretizzato anche in interventi legislativi. Primo: l'attribuzione ai Consorzi agrari della mutualità prevalente per legge. Mentre, le cooperative devono dimostrare il requisito per ottenere le agevolazioni fiscali, ai Cap non è richiesto.

Un'altra gentile concessione è arrivata dalla conversione del Decreto sviluppo. Una norma infatti autorizza i Consorzi agrari a costituire una o più sezioni che possono ottenere la qualifica di Organizzazioni dei produttori. Si possono così creare delle gestioni separate, per esempio per commercializzare cereali o frutta. E queste sezioni devono rispondere ai requisiti fissati per le Op e cioè numero minimo di produttori stabilito per ciascun prodotto e fatturato. E così la "costola" del Consorzio agrario può ottenere gli aiuti comunitari riservati alle Op e può partecipare ai ricchi bandi dello Sviluppo rurale. Un altro tassello della rilegittimazione economica dei Cap.
Secondo la strategia dei promotori del progetto la nuova Federconsorzi potrà fornire servizi di qualità e a livello capillare grazie al patrimonio di strutture industriali e di stoccaggio sul territorio e potrebbe aiutare quell'aggregazione del sistema da più parti invocata. Questa volta però secondo le associazioni agricole la nuova struttura dovrà essere un patrimonio a disposizione di tutti.

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