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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2011 alle ore 14:12.

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È tutta questione di prospettiva. Lo sanno bene qui a Termini Imerese i padroncini delle bisarche che hanno deciso di fare il blocco e gli operai. Chi vive qui non si arrende e aspetta la sera del sabato per cambiare prospettiva: il bicchiere mezzo pieno dell'accordo raggiunto a Roma invece del bicchiere mezzo vuoto di un conflitto che non lascia speranze.

Con poco più di 3.200 addetti (Fiat compresa) e un'ottantina di aziende presenti, l'area di Termini Imerese resta il polo di riferimento per la sopravvivenza di almeno 10mila famiglie siciliane. In un'area che secondo alcune stime ha già subito un calo del 20% di produzione e giro d'affari la chiusura senza alternative dello stabilimento Fiat avrebbe causato un ulteriore crollo del 30%. «Abbiamo perso un'occasione importante nel 2007, per responsabilità prima burocratiche e poi anche politiche – dice Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Palermo e da presidente del Consorzio Asi impegnato da 10 anni nel rilancio dell'area di Termini – ed è assurdo che la chiusura dello stabilimento ci trovi oggi quasi impreparati. Comunque, va detto che questa vicenda riguarda un bacino ampio: oltre alle aziende industriali c'è tutto il mondo dei servizi. Il punto è quello di avviare subito le infrastrutture».

Alle infrastrutture la Regione ha destinato 150 milioni e nei giorni scorsi è stato firmato l'accordo sulle opere da realizzare: «Continuiamo a dire – spiega Mario Filippello, segretario regionale della Cna – che l'investimento sulle infrastrutture è quello che può dare sicuro ritorno a tutto il territorio e dare una lunga prospettiva industriale a quest'area che ha già imprese importanti nell'indotto Fiat, come la Lear che costruisce sedili per auto». Qui sul territorio si continua a pensare che l'auto sia un'opzione auspicabile e in questo momento l'unica possibile magari con la celata speranza che oggi Dr e domani chissà una delle industrie cinesi del settore possano trovare interessante investire a Termini Imerese.

«Noi – dice l'assessore alle Attvità produttive Marco Venturi – abbiamo fatto a faremo la nostra parte anche se dovessero farsi avanti altri candidati. Riteniamo che, a questo punto, sono le imprese a dover fare la loro parte». E il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo sottolinea: «La Regione ha già attivato tutte le strumentazioni finanziarie utili ad attrarre nell'area iniziative imprenditoriali, immaginando una diversificazione produttiva e dimensionale». Con i 200 milioni di fondo rotativo la Regione garantisce la bancabilità delle iniziative. Nella short list di Invitalia sono rimaste 4 imprese (oltre la Dr): la New Coop (logistica) che investirà 14,4 milioni e garantisce a regime 70 nuovi occupati, la Lima strumentazioni mediche investirà 67,8 milioni per 110 occupati e avrà un contributo statale di 20,8 milioni, la Biogen (settore energetico) investirà 163 milioni, garantisce 70 nuovi occupati e avrà un contributo di 18,7 milioni; la Einstein Multimedia (Med Studios per le fiction) con un investimento di 6,2 milioni e 90 occupati stabili avrà un contributo di 5 milioni.

Mal che vada, si direbbe, siamo di fronte a investimenti complessivi per quasi 251,4 milioni e quasi 340 nuovi posti di lavoro. A questi numeri guarda il sindaco di Termini Totò Burrafato che preferisce rimanere ancorato a quello che c'è e non pensare a ciò che potrebbe essere: «L'accordo di ieri – dice – sblocca la vertenza: ora possiamo ricominciare a parlare delle aziende dell'indotto. Dobbiamo avere chiaro che si tratta di un progetto ambizioso tutto da scrivere. Ma è necessario fare anche le infrastrutture la cui assenza è stato un alibi fin troppo semplice per Fiat. Dico anche che bisogna però contemporaneamente avviare altre iniziative per non essere troppo dipendenti dall'automobile».

(N.Am.)

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