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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2011 alle ore 09:41.
Attenuare ulteriormente, se non addirittura azzerare, le penalizzazioni nei confronti di chi decide di andare in pensione prima dei 62 anni utilizzando il solo canale contributivo. Pdl, Pd e Terzo Polo erano già d'accordo ad apportare alla Camera anche questa modifica alla riforma previdenziale Fornero-Monti, che apre la stagione del contributivo per tutti e chiude di fatto quella delle "anzianità", ma un intoppo in commissione Bilancio ha impedito di ultimare l'opera. Che però potrebbe essere completata subito dopo Natale facendo leva sul prossimo decreto milleproroghe.
Anche il Governo starebbe infatti valutando con favore questa soluzione con cui verrebbe ultimato l'intervento per attenuare l'impatto dello "scalone" (il salto tra vecchie e nuove regole pensionistiche). Proprio l'ulteriore attenuazione delle penalizzazioni in favore dei lavoratori precoci (quelli che hanno cominciato a lavorare a 14-15 anni di età) è tra l'altro prevista da due ordini del giorni bipartisan approvati ieri dalla Camera prima del via libera al decreto sulla manovra "salva Italia".
Per effetto dei ritocchi già introdotti a Montecitorio le penalizzazioni per chi opta per la pensione anticipata con 42 anni e 1 mese di contributi (41 anni e 1 mese per le donne) sono scese dal 2% all'1% l'anno per chi esce con 61 e 60 anni, mentre sono rimaste invariate per i pensionamenti con un'età ancora inferiore. Questo dal 1° gennaio 2012 sarà l'unico canale possibile per i pensionamenti anticipati: le pensioni d'anzianità fino ad oggi regolate dalle "quote" (somma di anzianità anagrafica e contributiva) scompariranno del tutto. E scomparirà anche l'attuale sistema di uscite a finestre.
Sempre dal 1° gennaio 2012 tutti i trattamenti previdenziali dovranno essere calcolati con il metodo contributivo in forma pro-rata. Si chiuderà, quindi, la lunga stagione delle pensioni retributive (in toto o in prevalenza) con un differenziale molto marcato tra assegno percepito e contributi versati. Per tutti i neo-assunti continuerà a valere il metodo contributivo puro.
Dal prossimo anno salirà anche la soglia di vecchiaia: subito a 66 anni per gli uomini (a 67 nel 2012 al netto degli agganci alla speranza di vita), a 62 anni per le donne per poi arrivare progressivamente a 66 anni nel 2018. Due le eccezioni introdotte attraverso le modifiche approvate a Montecitorio. La prima consente ai lavoratori nati nel 1952 con 35 anni di contribuzione, che avrebbero maturato nel 2012 il diritto alla pensione sulla base di regole in vigore prima della riforma Fornero-Monti (il sistema delle quote), di uscire con 64 anni di età anagrafica. La seconda eccezione riguarda le lavoratrici private, che se in possesso entro il 31 dicembre 2012 di 60 anni di età e 20 di contribuzione potranno andare in pensione con 64 anni di età anagrafica.
Il decreto che approda al Senato prevede anche un contributo di solidarietà del 15% sugli assegni d'oro per la parte eccedente i 200mila euro lordi annui (restano in vigore i prelievi già previsti) e un contributo di solidarietà ad hoc (dallo 0,3% all'1% a seconda degli anni di contribuzione) sui fondi speciali Inps (piloti, dirigenti d'azienda e via dicendo). Previsto anche un intervento restrittivo sulle super-liquidazioni superiori al milione di euro, che saranno assoggettate agli scaglioni Irpef e non più alla tassazione separata.
Scatta poi un aumento delle aliquote contributive dei lavoratori autonomi (commercianti e artigiani) che entro il 2018 dovranno salire al 24 per cento. Stretta anche per le casse professionali che entro giugno 2012 dovranno garantire il pareggio tra entrate e uscite per i prossimi 50 anni pena l'intervento del ministro del Lavoro (contributivo per tutti e contributo di solidarietà). Ieri è stato approvato un ordine del giorno che impegna il governo a valutare nuovamente al questione: soddisfazione è stata espressa dal presidente dell'Adepp e dell'Inpgi, Andrea Camporese.
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