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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2011 alle ore 08:17.

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MILANO - Atterraggio brusco nel mese di ottobre per le esportazioni. Dopo più di un anno e mezzo di crescita a doppia cifra, l'aumento rispetto a ottobre dell'anno scorso è stato solo del 4,5%. Per trovare un dato peggiore bisogna risalire a gennaio del 2010 (-0,4%). Ma allora l'economia stava uscendo dalla recessione e il trend era positivo. Nel confronto con settembre è andata ancora peggio: è tornato pesantemente il segno meno, come non accadeva dall'inizio del 2009: -3,2%.

Il segnale preoccupa per due motivi: prima di tutto perché viene a mancare la spinta della domanda estera che per tutto il 2011 e anche prima ha sostenuto l'attività di quei settori che erano già presenti su altri mercati o che, costretti dalla debolezza del mercato interno, hanno cercato nuovi sbocchi. Il secondo motivo di preoccupazione è che il calo più vistoso, sempre nel confronto con settembre, è quello dei paesi extra-Ue, che invece finora avevano alimentato più del mercato europeo la domanda di beni prodotti in Italia: -5,3% contro il -1,4% del mercato unico rispetto a settembre. La prova che quello di ottobre per l'export è davvero un brutto dato è sia nel +8,2% del confronto tendenziale sia nel +12,5% dei primi dieci mesi dell'anno. La frenata dell'economia mondiale adesso è sotto gli occhi di tutti.

Sono diminuite anche le importazioni ma solo dell'1,1% rispetto al mese precedente (-0,3% sull'anno). Il calo tutto imputabile ai paesi della Ue (-2,4).

Questo ha consentito di ridurre il disavanzo a 1,1 miliardi di euro contro il deficit di 2,6 miliardi dello stesso mese 2010. Da gennaio a ottobre il saldo è negativo per 24,2 miliardi, in lieve peggioramento rispetto ai 23,6 dello stesso periodo dello scorso anno. L'energia si conferma il capitolo più pesante della bilancia commerciale: al netto di questa voce, infatti, il saldo dei primi dieci mesi 2011 diventa positivo per 26,5 miliardi, in forte aumento rispetto ai 18,4 miliardi dell'anno scorso.

Incuriosisce molto l'aumento dell'export di oro greggio verso la Francia che incide per mezzo punto percentuale sulla crescita tendenziale delle vendite all'estero complessive. Un flusso che si aggiunge a quello più consistente verso la Svizzera (0,88 punti percentuali sull'indice) già segnalato nei mesi scorsi (si veda Il Sole 24 Ore del 29 novembre) e frutto del tentativo di molti italiani di mettere al riparo fuori dalla zona euro i propri capitali, trasformandoli in oro fisico. Se c'è 'fuga' anche in Francia, l'unica ragione plausibile può essere la paura della patrimoniale.
Oltre che per i lingotti d'oro, a ottobre le esportazioni sono andate bene per i macchinari e le apparecchiature, in particolare verso gli Stati Uniti.

Le vendite di apparecchi elettronici e apparecchi ottici sono aumentate soprattutto verso la Svizzera e la Spagna. Su base annuale, in forte crescita l'export di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici. A doppia cifra anche le vendite all'estero di articoli in pelle e di apparecchi elettronici e ottici. Bene anche le vendite di prodotti alimentari.
Il settore che, rispetto al 2010, ha registrato il calo più pesante è quello dei mezzi di trasporto esclusi gli autoveicoli: -11,7 per cento.

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