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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2011 alle ore 06:38.

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Chiara Bussi
Abbattere le frontiere del venture capital. Per trovare investitori nei 27 Paesi europei e dare così ossigeno finanziario a un numero crescente di start up promettenti. Con un passaporto made in Europe per gli operatori, precisi requisiti di raccolta e un regime ritagliato su misura. A questo punta la recente proposta di regolamento della Commissione Ue, che dopo il via libera di Consiglio ed Europarlamento dovrebbe entrare in vigore tra il 2013 e il 2014. Un ventaglio di nuove regole per dare slancio a un settore che - a detta di Bruxelles - ha «un alto potenziale ancora largamente inespresso per lo sviluppo delle Pmi europee».
I dati più recenti elaborati dall'Evca (l'Associazione europea per il venture capital e il private equity) lo confermano e fotografano un mercato di dimensioni ancora contenute: nel 2010 sono stati investiti 3,5 miliardi di euro in capitale di rischio a sostegno delle prime fasi di vita delle imprese. Un calo del 41% rispetto al 2007, mentre le Pmi in rampa di lancio che hanno beneficiato di questo strumento sono state 2.855, il 13% in meno. È l'effetto della crisi, ma anche il riflesso delle dimensioni ridotte degli operatori. Basti pensare che nella Ue il portafoglio medio è di 60 milioni di euro rispetto ai 130 milioni gestiti dai concorrenti americani. Pesano poi i lacci e lacciuoli normativi che ostacolano la raccolta oltre i confini nazionali, oggi ferma al 12%: solo nove Paesi hanno adottato una regolamentazione ad hoc per i fondi di venture capital, ma nella maggior parte dei casi si tratta di norme diverse da Stato a Stato. Questa frammentazione si traduce in costi aggiuntivi stimati tra 13.500 e 27mila euro per i fondi che tentano la raccolta di capitali oltre confine. Di qui la proposta della Commissione Ue di creare un pacchetto di regole comuni e un regime ritagliato su misura per il settore che lo differenzi dagli altri strumenti finanziari. Per poter ottenere il passaporto di "Fondo di venture capital europeo" l'operatore deve investire il 70% del capitale in Pmi non quotate, fornire loro capitale fresco e non ricorrere all'indebitamento. Il passaporto può essere ritirato se l'operatore non rispetta i requisiti.
«La creazione di un vero mercato europeo per il venture capital, che faciliti il ricorso ai capitali di rischio per le Pmi – sottolinea il vicepresidente della Commissione Ue con delega all'Industria, Antonio Tajani, autore della proposta insieme al responsabile del Mercato Interno, Michel Barnier – è uno dei pilastri della nuova strategia di Bruxelles per facilitare l'accesso alle risorse finanziare. Questa è una priorità, se vogliamo davvero far ripartire l'economia con piccole e medie imprese in grado di esprimere a pieno la loro potenzialità creativa e competere nell'arena mondiale».

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