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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2011 alle ore 06:40.

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Benzina da record. Verde a 1,722 euro, la più cara d'Europa (Ansa)Benzina da record. Verde a 1,722 euro, la più cara d'Europa (Ansa)

Dopo la tregua natalizia, torna a crescere il prezzo della benzina, che nella giornata di ieri ha toccato un nuovo massimo negli impianti Eni, arrivando a 1,722 euro al litro. Secondo il monitoraggio di Quotidiano Energia, Eni ha infatti aumentato i prezzi raccomandati di benzina e diesel rispettivamente di un centesimo al litro e di mezzo centesimo, portando il gasolio a 1,694 euro/litro. E la conseguenza del fatto che il market leader Eni sia tornata a far salire i prezzi, evidenzia sempre Qe, è che di solito «si innesca un rapido movimento al rialzo degli altri operatori».
Nel frattempo, sono immediatamente partite la reazioni, spesso polemiche. Figisc, la Federazione dei benzinai aderenti a Confcommercio, per bocca del Presidente nazionale Luca Squeri, ha sottolineato che, «se oggi il prezzo della benzina italiana è il più alto nell'Europa comunitaria e quello del gasolio si attesta al secondo posto (si veda il grafico a destra, ndr) ciò è solo dovuto all'aumento delle imposte che gravano su questi beni di prima necessità». Nell'ultimo anno, sottolinea ancora Squeri, «se le quotazioni internazionali del greggio e dei prodotti finiti hanno pesato per il 25% sull'aumento dei prezzi dei carburanti in Italia, per il 75% vi hanno invece influito gli aumenti di imposte, accisa ed Iva. Senza tali aumenti - sottolinea ancora Squeri - l prezzo della benzina sarebbe inferiore di 19 centesimi al litro e quello del gasolio di 22».

Le conseguenze negative degli aumenti dei carburanti sulla spesa delle famiglie e sui conti degli imprenditori agricoli vengono sottolineati da Cia. Per la Confederazione italiana degli agricoltori, infatti, la quota di spesa per generi alimentari e bevande, che un anno fa era un quarto della spesa complessiva delle famiglie, «sta andando pian piano riducendosi per colpa del "caro petrolio" e dei continui rialzi delle accise sulla benzina. La conseguenza è che oggi il budget che ogni famiglia destina ad alimentari e bevande è sceso a 467 euro al mese, superato in volata da quello per carburanti, trasporti ed energia elettrica, salito a 470 euro mensili». E anche per gli stessi agricoltori, sottolinea ancora Cia, le conseguenze sono pesanti: «solo ad ottobre, ultimo dato disponibile, i rincari dei carburanti hanno fatto salire del 7,6% annuo i costi di produzione degli agricoltori».
Il Codacons, dal canto suo, stima in 215 milioni di euro i costi aggiuntivi che ricadranno sugli italiani in viaggio per le vacanza di Capodanno a causa dei rincari del carburante. Un pieno di gasolio per un'auto di media cilindrata, rileva l'associazione dei consumatori, «costa oggi esattamente 17,3 euro in più rispetto allo stesso periodo del 2010. Per un pieno di benzina, invece, si spendono oggi mediamente quasi 13 euro in più. Preoccupazioni per gli aumenti arrivano anche dal mondo politico: gli incrementi sono stati definiti «incompensibili» da Andrea Lulli, capogruppo Pd in commissione Attività produttive della Camera, che ha detto che il Governo «debba pretendere spiegazioni e intervenire direttamente per dissuadere l'azienda (Eni, ndr), partecipata dal Tesoro, nel procedere a questi aumenti che avranno sicuri effetti a cascata sulle altre compagnie e sull'inflazione».

Dello stesso tono l'intervento di Sergio Divina, della Lega Nord, presidente della Commissione di controllo sui prezzi e le tariffe del Senato, secondo cui gli aumenti sono «ingiustificabili» e che invita a «tenere sotto controllo l'attività delle compagnie, in primis Eni, che potrebbero mettere in moto una speculazione con effetti negativi sulla crescita dell'economia del nostro Paese e che costringeranno i cittadini a un ennesimo sacrificio sul bilancio familiare». Per Divina, occorre che venga lasciata «la possibilità di scelta all'imprenditore (che non sarà più mero gestore) di andare ad acquistare il prodotto petrolifero al miglior prezzo».
Anche le indiscrezioni in tema di possibili aumenti fino al 5%, con il nuovo anno, delle tariffe autostradali, hanno vivacizzato il dibattito politico. Per il deputato e capogruppo del Pd in commissione Trasporti alla Camera, Michele Meta, «a pagare saranno come sempre gli automobilisti, e in particolare i pendolari che non hanno alternative all'utilizzo dell'auto e che già subiscono la stangata sulle polizze assicurative».

franco.sarcina@ilsole24ore.com

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