Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2012 alle ore 20:24.
Groupon ha circa 400 dipendenti in Italia, 200 dei quali lavorano nella sede di Milano, in corso Buenos Aires. Età media, 27 anni. Assunti a tempo indeterminato nel 90% dei casi. I ragazzi sono distribuiti in grandi stanze open space, quelle dedicate alla parte commerciale decisamente chiassose. Il ritmo di crescita è vertiginoso, basta pensare che la sede italiana ha aperto soltanto a marzo 2010.
Le posizioni aperte, al momento, sono trenta: area vendite, marketing e comunicazione, assistenza. «Il nostro principale problema di crescita è che facciamo fatica a conciliare i nostri tempi con la ricerca di personale - spiega Boris Hageney, ceo di Groupon Italia, Spagna e Portogallo -. Siamo un'azienda internet e non è semplice trovare persone qualificate nel nostro settore».
Il gruppo americano, con sede a Chicago, nell'ultimo trimestre del 2011 ha registrato perdite nette per 42,7 milioni di dollari a causa di un impatto fiscale maggiore del previsto, dice l'azienda. Il titolo ha perso a Wall Street, dove è quotato da pochi mesi (è stata una delle Ipo tecnologiche del 2011, in attesa di Facebook) nonostante i ricavi siano cresciuti del 194% a 506,5 milioni di dollari.
Il brand è ormai molto conosciuto: offre sconti online di diversi servizi e prodotti. I principali, in Italia, sono ristorazione, alberghi, prodotti e servizi medici e di bellezza. Negli uffici milanesi vengono stretti circa 200 accordi al giorno. Il modello di business prevede la spartizione dei ricavi tra Groupon e clienti. Le aziende ottengono visibilità sul sito senza pagare, ma accettando di offrire prodotti e servizi a prezzi scontati.
Gli utenti mondiali sono 33 milioni e sono cresciuti del 20% rispetto all'anno scorso. Le critiche, basta fare una ricerca online, crescono in maniera proporzionale, insieme a quelle di associazioni dei consumatori e ordini professionali.
Da giugno Groupon ha iniziato a offrire non solo servizi, ma anche prodotti. «Ci siamo affidati anche per la logistica alle aziende locali - sottolinea Hageney -. Ad agosto abbiamo fatto il punto e ci siamo accorti che le cose non andavano bene. I prodotti non sempre arrivavano. Abbiamo fatto degli errori. Da gennaio ci occupiamo delle spedizioni con Bartolini, ora siamo al 90% del totale».
Quanto ai servizi, non sempre l'offerta scontata corrisponde a quella di cui beneficia il cliente comune. «Non deve succedere - risponde Giuliomario Limongelli, responsabile commerciale per l'Italia - basta una segnalazione per interrompere l'accordo». Nella fase di selezione dei partner il personale prova i servizi con i suoi "agenti segreti", ma non sempre basta. «Gran parte del nostro lavoro prevede la formazione delle aziende con cui lavoriamo - continua Hageney -. Sono entusiaste di distribuire centinaia di cupon, ma poi devono essere pronte a gestire centinaia di clienti. Ci sediamo con loro partendo dai consigli più semplici, come la tempistica per le prenotazioni e così via».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Ultimi di sezione
-
Gli economisti
Perché preoccuparsi per la Francia?
di Paul Krugman
-
gli economisti
Krugman: il dibattito sull'austerity è politicizzato
di Paul Krugman
-
Italia
A Theory About European Naval Domination
di Paul Krugman
-
Italia
Una teoria sul predominio navale dell'Europa
di di Paul Krugman
-
IL PIANO JUNCKER
Gros: consumi prima che investimenti
di Daniel Gros