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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2012 alle ore 07:39.
Ho adeguato il mio comportamento a quello che il mercato mi offre; disponibile a cambiare se e quando ci saranno le condizioni. Ma chi della capacità e competenza delle banche locali (come molti dei miei Clienti e interlocutori) ha bisogno? Oggi sta chiudendo l'azienda!!
Marco Angeli
Il dialogo interrotto è l'aspetto più preoccupante in prospettiva. Sarà difficile ricostruirlo anche quando la crisi sarà alle spalle.
L'edilizia in croce
Siamo una media impresa attiva nel settore edile da oltre 50 anni, specializzata nella realizzazione e vendita di complessi di edilizia convenzionata, caratterizzati dall'ottimo rapporto qualità/prezzo. Abbiamo in programma un forte incremento della produzione (e della redditività), derivante dall'avvenuta aggiudicazione, mediante bandi pubblici, di interventi di edilizia convenzionata, tipologia che poco risente delle difficoltà di vendita, poiché gli alloggi, in classe energetica A, sono posti in vendita a prezzi sensibilmente inferiori a quelli di mercato (dal 20% al 30%). L'edilizia convenzionata riveste, tra l'altro, un importante ruolo sociale, in quanto: rende disponibili alloggi, con caratteristiche non inferiori all'edilizia libera, a prezzo calmierato per chi ne ha bisogno; funge da calmieratore del mercato immobiliare; consente ai Comuni (che alienano le aree) di mettere una pezza a bilanci traballanti. Dallo scorso ottobre, a fronte di un forte investimento di risorse proprie, tentiamo, senza successo, di ottenere mutui fondiari per l'attivazione del nostro programma di sviluppo; le banche, nonostante l'apprezzamento per i singoli interventi, non prendono neanche in considerazione le operazioni, quindi né valutano la fattibilità dell'intervento (certamente molto meno rischioso dei normali interventi immobiliari), né il merito di credito della nostra impresa. I motivi del diniego sono stati i seguenti: lo spread Btp-Bund troppo alto impone costi di raccolta tali che non è conveniente fare mutui; bilanci delle banche in fase di chiusura (budget completati); scarsa liquidità disponibile; politiche interne alla banca escludono finanziamenti al settore immobiliare; la Banca d'Italia suggerisce (o suggeriva) di non finanziare l'immobiliare. Ora siamo nel 2012, le banche hanno attinto liquidità a basso prezzo dalla Bce, lo spread è ridisceso, ma la situazione non sembra cambiare.
Nicola Schiatti
Lo spread è stato a lungo un motivo reale di preoccupazione delle banche. IL rischio è che anche adesso che la pressione si è allentata (ma il pericolo non è svanito) resti un'alibi. Quasi ci fosse pigrizia nell'adeguarsa alla nuova situazione
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