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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2012 alle ore 08:24.

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I piccoli si aggrappano al Fondo di garanzia per assicurarsi il credito vitale per resistere alla crisi. Il bilancio 2011 del comitato di gestione del Fondo che fa capo al ministero dello Sviluppo economico è un'ottima chiave di lettura per capire quanto il «credit crunch» rischi di soffocare le Pmi, soprattutto le piccole e micro imprese: lo scorso anno le operazioni accolte sono aumentate del 10,3% (a quota 55.209), per un volume di finanziamenti concessi da istituti finanziari pari a 8,4 miliardi, in calo del 7,7% rispetto al 2010, in pratica gli interventi aumentano ma hanno un importo medio inferiore. È la carica dei "piccoli", con in testa gli artigiani che nella prima fase storica del Fondo non avevano accesso allo strumento. Le richieste riguardanti la classe più bassa (fino a 100mila euro) sono arrivate al 68% del totale.

Il Fondo, assistito dalla garanzia dello Stato, abbatte il rischio sull'importo garantito da parte di banche o Confidi (consorzi di garanzia fidi), facilitando l'accesso al credito. Agli 8,4 miliardi di finanziamenti del 2011, si affianca un importo garantito per 4,4 miliardi. Il finanziamento medio mensile accolto è sceso da circa 175mila a 152mila euro. Un dato riconducibile ad almeno tre fattori: sono cresciute le imprese artigiane ammesse al Fondo (19% delle aziende garantite); è diminuito il peso relativo a operazioni contraddistinte da finanziamenti in media più elevati, come aziende di medie dimensioni (-3,6%), imprese del Nord (-2,7%), settore industria (-0,5% mentre crescono i servizi); sono aumentate le operazioni a breve termine (+4,5%) che presentano un finanziamento medio più basso. Nella grande mole di cifre sfornate dal comitato di gestione, presieduto da Claudia Bugno, resta il primato della controgaranzia sulle operazioni dei Confidi (68% del totale) ma sono in crescita le operazioni di garanzia diretta (32 per cento) che coinvolgono le banche. Specchio della crisi, è il dato sulle operazioni ammesse a fronte d'investimento. Dopo aver raggiunto l'apice nel 2007, con il 33% del totale, nel 2008 è iniziato il calo, fino al 19,1% toccato lo scorso anno.

Per il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, il Fondo dovrà essere sempre di più un tassello della strategia di sostegno all'economia reale. Il decreto salva-Italia ne ha potenziato il campo di applicazione con una serie di interventi tra i quali il rifinanziamento di 400 milioni all'anno per il 2012-2014, la possibilità di ridurre la percentuale di accantonamento minimo per incrementare l'effetto leva, l'incremento dell'importo massimo garantito da 1,5 a 2,5 milioni con l'80% delle risorse riservato a operazioni con importo garantito non superiore a 500mila euro, la possibilità di concedere garanzie su portafogli di finanziamenti erogati da banche e intermediari finanziari.

Non mancano però le critiche. Tante le imprese che hanno lamentato negli ultimi mesi la difficoltà di accedere a finanziamenti nell'entità richiesta nonostante avessero ottenuto la garanzia statale. Oggi, con un euro di dotazione del Fondo sono attivabili 19 euro di finanziamenti e circa 11 euro di garanzia. Il comitato di gestione si attende però un salto di qualità dalle nuove percentuali di accantonamento: riducendole di 2 punti percentuali sulle operazioni meno rischiose, il moltiplicatore sull'importo finanziato salirebbe da 19,1 a 24,4.

Per perfezionare il funzionamento del Fondo sarà determinante inoltre l'operatività del cosiddetto decreto "fund raising", un decreto interministeriale di attuazione del Dl anticrisi del 2008. In pratica, attraverso la stipula di convenzioni il Fondo potrà essere finanziato anche da soggetti diversi dalle amministrazioni centrali quali Regioni, Sace, Simest, camere di commercio, banche, Confidi. E tra i primi effetti dovrebbe esserci la creazione di una sezione speciale del Fondo per l'internazionalizzazione delle imprese (possibile anche una sezione per le imprese femminili).

Tra i piani del comitato rientra poi un pacchetto di misure integrate con Cassa depositi e prestiti, Abi, Sace per mettere in sinergia strumenti diversi e con Banca d'Italia e la stessa Abi per la creazione di un osservatorio sul credito.

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