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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2012 alle ore 08:11.

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Caro direttore, oggi le banche italiane firmano con tutte le associazioni di imprese un nuovo accordo per sospendere i mutui in essere e creare le migliori condizioni perché si superi la nuova fase recessiva. Si tratta dell'ennesima, tangibile, prova della presenza in Italia di un'industria bancaria pro-attiva, dinamica, che ha a cura l'interesse generale.

Dal 2007 al 2011 i contribuenti europei hanno speso duemila miliardi di euro per salvare le banche, l'equivalente del nostro debito pubblico. In Italia non è stato speso un euro, grazie al nostro prudente modello di banca commerciale e all'attenta azione di vigilanza svolta dalla Banca d'Italia. Se altrove gli Stati hanno salvato le banche, in Italia le banche hanno evitato il collasso del debito pubblico. Di ciò l'Italia deve essere orgogliosa.

In questa recessione le banche italiane hanno profuso le proprie risorse ed energie per porre in essere interventi concreti a sostegno di imprese e famiglie. Lo hanno fatto con l'avviso comune per le Pmi del 2009, con il Piano per le famiglie, con i tanti accordi siglati (Bei, Cdp, Sace, ecc.) per mettere a disposizione dell'economia risorse finanziarie alle migliori condizioni. Lo hanno fatto con la Cei per sostenere le famiglie più indigenti, con le associazioni dei consumatori con il progetto trasparenza semplice.

Queste azioni hanno avuto successo: hanno liberato oltre 15 miliardi di liquidità, hanno aiutato 260mila imprese e 55mila famiglie, consentendo un'espansione del credito molto sostenuta se confrontata con gli andamenti cedenti dei consumi, delle esportazioni, degli investimenti, del valore aggiunto industriale, e ancor di più se confrontata con le dinamiche dell'Eurozona.

Rimanere fedeli ad un modello di attività imperniato sui prestiti all'economia reale non è stato privo di costi. Le banche stanno pagando un conto molto alto in termini di un evidente peggioramento della qualità dei crediti e di un aumento delle perdite sugli stessi, pur mantenendo intatta la propria solidità. Chiediamo alle autorità, al Paese intero, di valutare quanto è accaduto, e, nello stesso tempo, di essere messi in condizioni di continuare a fare il nostro mestiere. Rivendichiamo in primo luogo di essere imprese tra le imprese. Come le altre imprese sentiamo la morsa della recessione in termini di minore domanda di finanziamenti, di riduzione del merito di credito della clientela, di riduzione dei ricavi, di aumento dei costi di produzione.

Un credito buono e a buone condizioni richiede banche ben patrimonializzate. Credito aggiuntivo richiede patrimonio aggiuntivo. Solo una giusta redditività delle banche permette di generare nuovo patrimonio, attrarre nuovi capitali privati, salvaguardare l'occupazione.
Negli ultimi anni regolamentazioni sui prezzi, fiscalità, peggioramento della qualità del credito hanno penalizzato la redditività delle banche in Italia più che in ogni altro Paese europeo. E con essa hanno penalizzato un milione di famiglie italiane che hanno investito i propri risparmi nelle azioni di banche italiane . Si scorge oggi un recupero di fiducia anche grazie alle meritorie azioni avviate dal Governo sul fronte del consolidamento dei conti pubblici. Ci auguriamo che tali azioni siano rafforzate con misure per la crescita e una riforma del mercato del lavoro equa ed incisiva. Le banche italiane sono a favore delle liberalizzazioni ma queste non possono tradursi in imposizione dirigistica di vincoli, prezzi, tariffe, nella richiesta di erogazione gratuita di servizi, come oggi purtroppo accade. E solo nei confronti dell'industria bancaria.

Nel mentre indichiamo all'attenzione del Paese l'importanza del nuovo accordo, concreta nuova dimostrazione di volontà e cooperazione, chiediamo a Governo, Parlamento, Autorità di vigilanza e supervisione di riflettere sul delicato momento che attraversiamo e di agire coerentemente. A queste Istituzioni chiediamo anche un forte impegno in Europa affinché le scelte regolamentari tengano adeguatamente conto del nostro modello virtuoso di attività e non ne riducano la capacità di sostenere l'economia reale con misure incoerenti, specie nell'attuale congiuntura.

Le banche italiane hanno scelto un modello di attività per l'economia reale che ha fatto crescere il Paese garantendo al contempo la massima tutela di chi ogni giorno ci dà fiducia depositando i suoi risparmi. Le banche italiane vogliono continuare a svolgere, da imprese private, un ruolo importante per l'economia reale e chiedono con forza che vengano mantenute tutte le condizioni affinché questo tratto genetico di fare banca possa continuare, anche nei prossimi anni, a esplicare pienamente i suoi effetti nell'interesse delle famiglie e delle imprese di questo Paese.

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