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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2012 alle ore 17:01.

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Alla malattia della bassa crescita si può e si deve reagire. E le riforme sono il mezzo per cambiare. "La crescita economica è nel cambiamento", ha esordito Luca Paolazzi, direttore del Centro studi di Confindustria aprendo il convegno del Csc "Cambia Italia, riforme per crescere". L' Italia è a un bivio, ha detto Paolazzi: senza riforme nel periodo 2010-2030 ci sarà una crescita del Pil all'anno dello 0,7 per cento, in totale del 16 per cento.

Con le riforme il Paese nello stesso periodo avrebbe uno sviluppo almeno del 2,2 per cento all'anno, «forse anche di più», in tutto il periodo preso in considerazione si arriverebbe al 55,2 per cento. «Bisogna chiudere i divari con le altre nazioni nella produttività», ha detto il direttore del Centro studi di Confindustria. E le leve su cui agire sono la conoscenza, la concorrenza, la burocrazia, la partecipazione al lavoro. «Spetta alla politica affrontare I nodi anomali che hanno condotto I'll paese a divergere per cosi lunghi anni», ha sottolineato Paolazzi.

Aggiungendo che per rendere piu' efficace l'azione di governo serve una maggioranza coesa, la sfiducia costruttiva, il superamento del bicameralismo perfetto, nomina e revoca dei ministri. Inoltre una semplificazione dello Stato e una revisione sistematica della spesa pubblica, «ponendo fine allo scambio tra consenso e risorse dei contribuenti«.

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