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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2010 alle ore 17:40.
L'ultima modifica è del 06 novembre 2010 alle ore 17:45.
Chi non ha sognato almeno una volta nella vita di vivere il sogno della famiglia del "mulino bianco"? È questa l'idea che spinge molte famiglie o coppie di pensionati, spesso agiati, a scegliere come prima o seconda casa una soluzione alternativa, appunto un vecchio mulino, un ex convento, chiese sconsacrate o castelli storici. Molti sono gli esempi di personaggi famosi che hanno scelto queste soluzioni, dall'attore Willem Dafoe che vive in un ex convento, come una famosa famiglia che possiede un'azienda vinicola che ha scelto di vivere in un ex convento ad Alghero.
Ma sono proprio i mulini le strutture per tutte le tasche, almeno per prezzi di acquisto. Nonostante si pensi siano legati a un mondo che non esiste più, in realtà in Italia sono ancora presenti (e funzionanti) moltissimi mulini. Strutture legate alla storia, e alla letteratura, del nostro paese. «La ricerca di strutture abitative innovative passa anche per queste costruzioni – spiega Carlo Giordano, amministratore delegato di immobiliare.it –. Si tratta ancora di numeri piccoli sul totale degli annunci, nell'ordine delle mille inserzioni su 600mila, ma in decisa crescita». Il mulino italiano tipico è quello ad acqua, e non a vento, con macine spesso doppie e pale non sempre a vista.
Nel corso dei secoli hanno vissuto alterne fortune, ma sembrano recentemente tornati in auge come una tipologia di immobile piuttosto ricercata. «Si tratta di una nicchia svincolata da scenari di crisi, ma legata alla riscoperta del territorio» prosegue Giordano.Elevata è l'offerta. Dai mulini, in genere di ampie dimensioni, si ricavano così ville ma anche complessi di 15-20 appartamenti di taglio diverso.Qualche esempio? In Trentino Alto Adige, a Folgaria, un antico mulino del 1800, attivo fino al 1950, è stato convertito in una villa di 300 metri quadrati.
A Pantelleria si vende un dammuso di appena 30 metri quadri, anticamente adibito a mulino. In questo caso l'acquirente dovrà occuparsi della ristrutturazione, ma della proprietà fanno parte anche altri due dammusi ristrutturati per un totale di 130 metri.«La crescita di questa nicchia di mercato è superiore al segmento "classico" – spiega ancora Giordano –. La crescita maggiore si vede sugli immobili più piccoli e numerosi (ex chiese e mulini) anche perché hanno valori accessibili (dai 300mila euro in su, ndr). Bisogna considerare che si tratta comunque di immobili che richiedono elevati costi di ristrutturazione e manutenzione. Il mercato è comunque eterogeneo. In montagna per esempio i costi sono elevatissimi per le difficoltà del clima (la stagione per fare i lavori è breve) e per le strade.
Siamo nell'ordine di tre volte i costi di ristrutturazione delle abitazioni civili tout court, se non ci sono grandi interventi da fare come il tetto». E per quanto riguarda i prezzi? «Ci sono immobili per tutte le tasche – spiega Giordano –. Da sottolineare che i privati che scelgono queste tipologie sono molto cauti e si informano bene prima della visita. Gli atti catastali di questi immobili sono datati e spesso sono considerati immobili agricoli e quindi per avere, per esempio, il mutuo prima casa vanno riconvertiti a uso abitativo (in questo caso è necessario che la classificazione catastale sia A/6 come abitazioni di tipo rurale o A/11, abitazioni o alloggi tipici dei luoghi come trulli e baite, ndr). Per quanto riguarda, invece, lo sconto non supera mail il 10% del prezzo di offerta, contro il 15-20% ormai applicato sulle tipologie classiche di abitazione». Per chi cerca atmosfere più spirituali non sono pochi gli ex conventi in vendita. Si tratta di una tipologia richiesta più che altro per essere trasformata in struttura ricettiva. In un'incantevole posizione si trova un convento di 650 mq a Panzano in Chianti, restaurato con cura, in vendita per 2,3 milioni di euro. Da sottolineare che l'obbligo della classificazione energetica ha penalizzato questi immobili, quasi tutti catalogati al massimo come classe B.
In Francia si punta verso nord
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