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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 08:18.
Mentre nel mondo reale la gente deve fare i conti con il terremoto, lo tsunami, la perdita dei propri cari, e l'ulteriore paura del meltdown nuclerare, nel mondo della ricchezza (fatua) di carta, la finanza ha reagito con fortissime vendite. Dopo la caduta di lunedì (-6,2%), l'indice principale del listino di Tokyo ha archiviato la seduta con la sua maggior perdita giornaliera: un calo per il Nikkei del 10,55 per cento. E, a differenza di lunedì, oggi anche le Borse occidentali hanno accusato il colpo arrivato dal Far East: Parigi ha chiuso in calo del 2,51%, Francoforte del 3,19% e Londra dell'1,38 per cento.
In discesa Wall Street: il Dow Jones perde l'1,16% a 11.853,60 punti, il Nasdaq l'1,25% a 2.667,33 punti, mentre lo S&P 500 arretra dell'1,13% a 1.281,80 punti. . Qui, evidentemente, non è bastato il buon dato sulla manifattura nell'area di New York, con l'indice Empire State salito a marzo a quota 17,50 punti. Gli operatori vendono un po' tutte le blue chip a stelle e strisce: tra i ribassi spicca ancora quello di General Electric (-1,6%) che ha progettato i reattori della centrale di Fukushima, costruendone tre su sei.
A Milano il Ftse Mib, dal canto suo, ha perso il 2% e il Ftse All Share l'1,9 per cento. Tra le blue chip ha chiuso sopra la parità Enel Green Power, nella giornata in cui la controllante Enel ha presentato il proprio piano triennale. In rialzo anche la più piccola Kerself, attiva nel settore fotovoltaico. «È chiaro - è il leit motive dalle sale operative- che si tratta di acquisti "emotivi" in favore della green economy». Pesante, invece, il gruppo Ligresti: Premafin ha annunciato ufficialmente che «non sussistono, allo stato, le condizioni perché proseguano utilmente i contatti per l'ingresso di Groupama nel capitale». E che sono «allo studio soluzioni alternative indirizzate al rafforzamento patrimoniale del gruppo».
Quel rafforzamento che, più in generale e da tempo, è richiesto agli istituti finanziari. Banche che ieri hanno vissuto una giornata di gloria, mentre oggi si accodano al ribasso generalizzato. Tra queste, grazie al sostegno degli analisti di Bernstein che hanno migliorato il giudizio sul titolo, ha resistito un po' meglio Banca Mps. Peggiori le perdite per UniCredit e Intesa Sanpaolo: quest'ultima ha chiuso il 2010 con un utile netto di 2,7 miliardi, in calo del 3,6% rispetto all'anno prima.
Il pericolo dell'atomo
Più in generale, nel Vecchio Continente, le vendite si sono fatte pesanti nel settore delle utility, in particolare su quei titoli (come la tedesca E.On, Rwe e la francese Edf) esposti nel business dell'atomo. D'altro canto, in mattinata il fortissimo calo di Tokyo (nell'intraday il mercato del Sol Levante era arrivato a perdere oltre il 14%), è stato causato proprio dai timori per il possibile disastro nucleare. Tra le società maggiormente colpite dalla "lettera", infatti, è Tepco (-24,7%), il gruppo che gestisce gli impianti di Fukushima. E molti operatori sottolineano come le vendite in massa siano aumentate proprio dopo che alcuni comunicati della municipalità di Tokyo hanno indicato che il livello di radiazioni, nella capitale giapponese, era cresciuto di 23 volte rispetto alla normalità. Vere, o false, che fossero queste notizie al mercato non è interessato: sull'emotività, si è venduto.
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