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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2011 alle ore 18:31.

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Marco Annunziata, analista General Electric
«La ripresa economica europea e' ben consolidata, per cui un rialzo dei tassi dal livello estremamente basso attuale è senz'altro giustificato. Bisognerà naturalmente fare attenzione all'impatto sul mercato finanziario e sul debito pubblico dei Paesi periferici più deboli»

Alberto Barcella, presidente Confindustria Lombardia

«Sono contrario al rialzo dei tassi perché rischia di deprimere crescita»

Tito Boeri, professore
«Non sono maturi i tempi per una serie di rialzi dei tassi. Data la strategia di comunicazione della Bce, non solo mi aspetto che ci sia un rialzo, ma anche trovo che sarebbe utile a spegnere sul nascere spirali inflazionistiche che mi aspetto comunque più forti sull'altro lato dell'Atlantico»

Davide Canavesio, a.d. Saet Group
«La mossa di Trichet intende controllare i fenomeni inflattivi, ma essi sono dovuti agli aumenti delle materie prime. L'incremento dei tassi, in questa fase, non aiuta però la ripresa e la crescita. In questo momento l'Europa ha più bisogno di politiche per lo sviluppo piuttosto che di politiche monetarie».

Innocenzo Cipolletta, economista
«Il messaggio di Trichet per un possibile aumento dei tassi di interesse va interpretato anche come un segnale che la crisi è alla fine e che la politica monetaria torna a occuparsi dei suoi obiettivi. Penso inoltre che un costo del denaro meno basso dell'attuale sia un elemento di contrasto alla speculazione. Certo ci possono essere rischi per gli stati indebitati, ma anche un periodo troppo lungo di tassi di interesse troppo bassi non aiuta la ripresa e genera una cattiva allocazione delle risorse».

Gregorio De Felice, analista Intesa Sanpaolo
«Un rialzo del tasso refi, rispetto al livello attuale, sarebbe giustificato dai fondamentali macroeconomici specie laddove si tenga conto non solo dei rischi verso l'alto sull'inflazione ma anche dell'ottima impostazione della crescita nei Paesi ‘core' e in Germania in particolare. Ciò anche tenendo conto dell'output gap ancora negativo (la regola di Taylor suggerirebbe che tassi all'1% non sono più adeguati).Tuttavia, rinviare tale mossa a fine 2011/inizio 2012 sarebbe stato più opportuno considerando il fatto che la situazione nei Paesi periferici è ancora estremamente delicata sia con riguardo al ciclo che ai rischi di carattere finanziario connessi alla crisi sul debito sovrano. Un rischio è rappresentato dal fatto che in Paesi come Spagna e Portogallo la quasi totalità dei mutui è a tasso variabile e dunque la mossa della Bce potrebbe pesare su un mercato immobiliare già molto fragile. Un altro rischio è connesso al possibile apprezzamento del tasso di cambio dell'euro, che potrebbe attenuare la dinamicità dell'export, a oggi il principale motore di crescita per l'area euro in generale e per i Paesi della periferia in particolare».

Marco Fortis, economista
«Sono più favorevole che contrario a un rialzo dei tassi, dipende dai rincari di materie prime e petrolio»

Federico Ghizzoni, Ceo UniCredit
«Se si guardano i numeri di crescita, inflazione e dinamica degli aggregati monetari/creditizi per la zona euro nel suo complesso, un primo rialzo dei tassi già in primavera sembrerebbe essere appropriato. Bisogna tener conto che partiamo da un livello eccezionalmente basso a cui si era arrivati quando l'economia era in una fase di recessione profonda. Rappresenta un fatto positivo che la BCE abbia deciso di mantenere inalterate tutte le operazioni di rifinanziamento, così da mettere il settore bancario dei Paesi in difficoltà nella condizione migliore per fronteggiare tassi più alti».

Mario Greco, Ceo Zurich Financial Services
«Credo che la Bce faccia bene ad aumentare i tassi per due motivi: a) dobbiamo imparare dalla crisi finanziaria di due anni fa che non possiamo spingere la crescita della produttività mantenendo i tassi bassi e la liquidità elevata. Le conseguenze negative di medio periodo sono molto superiori ai benefici di breve periodo. 2) è molto più difficile e doloroso fermare un'inflazione elevata che bloccarla all'inizio».

Gian Maria Gros-Pietro, presidente Atlantia
«Aumentare oggi i tassi d'interesse in Europa è troppo presto perché rischia di compromettere la ripresa allo stato nascente. Il vero nemico è la speculazione, alimentata dall'industria finanziaria che preferisce investire la massa enorme di liquidità disponibile in operazioni di breve respiro invece che nel rilancio dell'economia reale».

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