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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 08:09.
di Marco Valsania
I bruschi rialzi dello yen, nel clima di paura per un disastro nucleare in Giappone, sono esacerbate da un fenomeno tutto finanziario: l'abbandono in fretta e furia del «carry trade», una fuga che in questo caso ha per protagonisti non grandi società bensì schiere di piccoli risparmiatori nipponici.
La necessità di fare i conti con perdite e incertezze sul futuro sta spingendo non solo le corporation a programmare il rimpatrio di fondi, ma anche le famiglie ad abbandonare senza indugi scommesse valutarie finora popolari per migliorare i guadagni in un paese dove i tassi d'interesse stagnano a livelli molto bassi. Quelle costruite prendendo a prestito yen a basso costo per comprare divise che invece portano in dote rendimenti elevati. Il carry trade, appunto. Che, infatti, ha generato in questi giorni le più significative flessioni proprio in divise «forti», sotto il profilo dei tassi, quali dollaro australiano o canadese e real brasiliano. Solo tra Australia e Brasile investitori giapponesi hanno asset per cento miliardi di dollari. Senza contare i miliardi in «Uridashi bond», titoli venduti nell'ultimo decennio direttamente alle famiglie e denominati in valute estere con il medesimo obiettivo del carry trade, intascare la differenza nei rendimenti.
Le ondate di operazioni al dettaglio, stando a fonti di mercato americane citate dal Wall Street Journal, hanno avuto un impatto significativo. Una realtà evidenziata dal fatto che i clienti retail, famiglie e individui, rappresentano anche normalmente ben il 30% delle compravendite spot di yen. E che questa settimana i volumi degli scambi online al dettaglio relativi allo yen sono stati di due volte e mezza superiori alla media. Più che abbastanza per influenzare i cambi particolarmente in valute abitualmente al centro di minori scambi.
La fuga dal carry trade e il ritorno allo yen dovrebbe continuare. E riguardare anche altre divise, da Nuova Zelanda a Sudafrica e Messico. Solo martedì il dollaro australiano ha ceduto il 3% sullo yen, il real l'1,5% e il dollaro canadese il 2,3 per cento. La tendenza è proseguita ieri: la valuta australiana nel pomeriggio è scesa a 79,10 yen contro 80,30; quella canadese a 81 contro 82,22.
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