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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 13:57.

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I fondi sventolano la bandiera dell'italianità. Passera: lista di Intesa nell'interesse di Parmalat e del PaeseI fondi sventolano la bandiera dell'italianità. Passera: lista di Intesa nell'interesse di Parmalat e del Paese

La lista dei francesi
Lactalis ha depositato oggi entro i termini previsti la propria lista per il rinnovo del cda di Parmalat, dopo aver reso noto appena ieri di aver rastrellato l'11,4% del capitale dell'azienda di Collecchio. L'elenco è composto da nove nominativi: Antonio Sala, Marco Reboa (indipendente), Francesco Gatti, Francesco Tatò (indipendente, ex ad Fininvest ed ex presidente Enel), Daniel Jaouen, Marco Jesi (indipendente), Olivier Savary, Riccardo Zingales (indipendente), Ferdinando Grimaldi Gualtieri (indipendente).

I fondi in difesa dell'italianità
I fondi esteri, che detengono il 15,3% di Parmalat, hanno annunciato una lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione della società escludendo «categoricamente» l'ipotesi di un accordo con il gruppo francese Lactalis e puntando a mantenere l'indipendenza e l'italianità della società. Nel fare questo promettono di aprire a «chiunque abbia la stessa idea», a cominciare da Intesa Sanpaolo. Questo è l'orientamento di Massimo Rossi, designato dai fondi Skagen, Mackenzie financial corporation e Zenit asset management come candidato al ruolo di amministratore delegato di Parmalat.

La lista dei fondi
I tre fondi hanno depositato una lista per il rinnovo del cda di Parmalat e una per il collegio sindacale. Nessuna sorpresa sui nomi che vedono al primo posto Rainer Masera, seguito da Massimo Rossi, Enrico Salza, Peter Harf, Gerardus Wenceslaus Ignatius Maria van Kesteren, Johannees Gerardus Maria Priem, Dario Trevisan, Marco Pinciroli, Marco Rigotti, Francesco Daveri e Valter Lazzari. La lista si compone quindi di 11 membri: rispetto ai nove che erano stati annunciati in un primo momento, si aggiungono Daveri e Lazzari. Per il collegio sindacale, sono stati candidati Giorgio Picone, Paolo Alinovi e Angelo Anedda come sindaci effettivi e Andrea Foschi e Cristian Tundo come supplenti. I fondi hanno depositato complessivamente il 15,3% del capitale a sostegno della loro lista.

La lista Parmalat di Intesa Sanpaolo
Intesa Sanpaolo intanto ha depositato la propria lista di candidati per il cda e il collegio sindacale di Parmalat. L'istituto, che detiene il 2,14% di Parmalat, indica per il board Enrico Bondi (il manager che ha risanato l'azienda dopo il crack dell'era Tanzi) Luigi Gubitosi, Roberto Meneguzzo, Patrizia Grieco, Elio Catania, Patrick Sauvageot, Rosalba Casiraghi, Massimo Confortini, Annamaria Artoni, Giuseppe Recchi e Carlo Secchi. Candidati a sindaci effettivi Angelo Provasoli, Livio Torio e Giovanni La Croce, mentre Paolo Ludovici e Giovanna Villa sono indicati come sindaci supplenti.

La composizione della lista - sottolinea la banca - risulta in linea con le raccomandazioni Consob e gli standard internazionali di corporate governance relativamente alla presenza di "Quote Rosa" all'interno dei cda (3 su 11) e risulta al di sopra degli stessi standard internazionali circa la presenza di amministratori indipendenti (7 su 11), che ne prevedono almeno una quota pari al 50%.

«La presentazione della nostra lista (per il Cda di Parmalat, ndr) è un contributo a trovare un progetto industriale di lungo periodo nell'interesse degli azionisti di Parmalat ma anche del paese» ha dichiarato Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, che interpellato dai giornalisti sull'interesse della casa dolciaria di Alba, la Ferrero, nei confronti della Parmalat, ha preferito non sbilanciarsi. «Non mi sento di dire nulla», ha detto Passera. Mentre sul colosso transalpino Lactalis, già proprietario dei marchi italiani come Locatelli e Galbani, che ha annunciato di aver comprato l'11,42% della Parmalat, Passera ha detto: «Era una possibilità».

Partita al rush finale
Oggi scadono i termini per la presentazione delle liste per il rinnovo del board; salvo colpi di scena è una sfida a quattrp: i francesi di Lactalis, Intesa Sanpaolo, Assogestioni e i fondi esteri Skagen, Mackenzie financial corporation e Zenit asset management. È presumbile che i movimenti su Parmalat proseguiranno fino ad aprile, dal momento che per il voto contano le azioni detenute il settimo giorno prima dell'assemblea. E non sono escluse novità anche per i fondi esteri, i primi a scendere in campo per il dopo-Bondi: le loro quote, pari complessivamente al 15,33% di Parmalat, sono vincolate in un patto parasociale «limitato alla sola assemblea» e che potrebbere essere rescisso anticipatamente qualora «il prezzo di mercato delle azioni, alla chiusura del quinto giorno lavorativo consecutivo, sia pari o superiore a 3 euro per azione». Il 25 gennaio scorso, alla vigilia dell'ufficializzazione dell'accordo tra i tre investitori, Parmalat chiudeva a 2,19 euro. Ieri è stato toccato il nuovo massimo dell'anno a 2,73 euro.

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