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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2011 alle ore 14:18.
ROMA - L'Italia è il "salvadanaio" d'Europa. Bisogna preservare questa importante leva economica del Paese, trasformando il risparmio in investimenti in Italia. Ne è convinto il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, che in questa intervista chiarisce perché all'Italia potrebbe giovare attribuire più potere discrezionale all'organismo di controllo del mercato in caso d'Opa, come avviene in Francia o in Gran Bretagna, ma aggiunge che sarebbe sbagliato, in questo momento, abbassare la soglia del 30% dell'Opa obbligatoria.
Sempre in tema di offerta pubblica d'acquisto Vegas annuncia che è in arrivo il nuovo regolamento Consob. Poi, per rilanciare il mercato mobiliare, avanza una proposta: tornare ad affidare all'organismo di controllo pubblico e non più a Borsa italiana spa il listing, il potere di ammettere a quotazione le aziende.
Partiamo da Parmalat e dalla scelta del governo di presentare un decreto che crea un fondo d'investimento a presidio delle società strategiche.
È una decisione legislativa, non spetta a Consob entrare nel merito. L'occasione permette, però, di fare un ragionamento più complessivo sulle offerte pubbliche di acquisto. Le opinioni in proposito sono diverse: l'Opa è stata sempre vista in funzione della tutela delle minoranze e della trasparenza del mercato. Ma ci sono momenti in cui serve una riflessione, perché il mondo negli ultimi anni, in Italia e in Europa, è cambiato.
C'è troppa "contendibilità" delle aziende?
La contendibilità delle imprese è un bene, ma bisogna evitare che si trasformi in un danno per lo sviluppo: non sempre, infatti, le imprese che vengono a fare shopping lo fanno per il bene delle aziende che vogliono conquistare. Se voglio acquisire un'impresa, perché ho un progetto di sviluppo, va bene. Se invece la voglio conquistare per spolparla e lasciare solo la lisca, è un altro paio di maniche. Tra l'altro, se vogliamo garantire un gioco di concorrenza leale, dobbiamo mettere tutti i soggetti che teoricamente possono partecipare alla gara in condizione di accedere a questa possibilità di Opa. Allora c'è da domandarsi: le imprese italiane ma anche quelle europee, hanno abbondanza di capitali? O stiamo favorendo imprese di zone geografiche che hanno molta più liquidità a paragone delle aziende europee? In questo caso finiremmo per determinare dislivelli nel campo di gioco.
Secondo lei, l'attuale soglia del 30% per l'obbligo d'Opa andrebbe rivista?
È una soglia abbastanza ragionevole e consolidata nel tempo. Abbassare la soglia, in condizioni normali, può essere condivisibile, perché si afferma che se si vuole prendere il governo di una società, si deve metter mano al portafoglio. Oggi, però, il corrispettivo delle nostre azioni è molto calato e i dati degli ultimi dieci anni sono scioccanti, perché indicano che il valore dell'intero mercato mobiliare è diminuito. In Italia ci sono meno capitali. In altri Paesi, invece, le cose sono andate diversamente. Sappiamo che esiste molta liquidità, quindi abbassare ora la soglia dell'Opa potrebbe essere un invito a fare shopping da noi.
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