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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2011 alle ore 14:18.

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«A Consob i poteri per l'accesso in Borsa»(Nella foto, il presidente della Consob. Giuseppe Vegas)«A Consob i poteri per l'accesso in Borsa»(Nella foto, il presidente della Consob. Giuseppe Vegas)

Ma oggi su Lactalis c'è un faro Consob acceso?
Certo. Stiamo guardando, tra l'altro, l'ipotesi del concerto. C'è poi un altro problema: non risulta che Lactalis abbia bilanci pubblici. Non ha, cioè, lo stesso livello di trasparenza della società-bersaglio. È opportuno un certo livello di reciprocità.

Il nuovo regolamento Consob sull'Opa quando uscirà?
Dovrebbe uscire la settimana prossima. Si tratta di affinamenti della disciplina generale a legislazione vigente. Ci sono cose interessanti, per esempio il computo dei derivati ai fini dell'obbligo di Opa.

Come valuta il ruolo della Cassa depositi e prestiti nel futuro Fondo per le aziende strategiche?
Il meccanismo del Fondo strategico è un approccio legislativo, di carattere politico, sul quale io non mi sento di essere a favore o contro. Può andare bene o male. Si tratta di vedere in concreto come viene utilizzato. È uno strumento nell'armamentario dei decisori. Nel nostro passato ci sono enti pubblici che hanno lavorato benissimo; altri malissimo.

Il mercato finanziario italiano negli ultimi dieci anni ha perso appeal. Come si fa a rivitalizzarlo?
Non si fa con leggi o con decreti, ma rendendo il mercato più attraente. L'Italia è in Europa il "Paese-salvadanaio". Abbiamo un obbligo costituzionale a tutelare il risparmio. Il salvadanaio può essere rotto come leva macro-economica per il futuro. Ci interessa che i soldi siano investiti in Italia, non fuori. Questo non è nazionalismo né sciovinismo. È soltanto un uso razionale delle risorse. Altri Paesi hanno penuria di capitali e cercano di attirare i capitali altrui. Da parte nostra, stiamo cercando di semplificare le regole e di introdurre più trasparenza. Noi abbiamo un mercato con meno di 300 imprese quotate. Non tutte meritano di stare in Borsa e di essere strumenti di raccolta del pubblico risparmio. La Borsa è proprio questo: uno strumento di raccolta del risparmio. Intermedia direttamente gli investimenti, dunque è indispensabile un sistema di tutela e di trasparenza, ma è indispensabile anche la semplicità. Se le regole sono troppo complesse, bisogna domandarsi a che cosa servono. Non alla tutela del risparmio. Una strada da percorrere può essere quella dei prospetti. Il nostro sistema non è chiuso e blindato verso l'esterno. Si può andare da un'altra parte, all'estero, e acquistare lì prodotti finanziari con passaporto straniero. In questo modo il risparmio italiano è meno tutelato. Per un eccesso di regolamentazione interna la gente finisce con l'esporsi a rischi maggiori, comprando prodotti esteri.

Dunque, i prospetti saranno semplificati?
Occorre, a mio parere, una semplificazione in dosi massicce. Prendiamo le obbligazioni bancarie: si può ragionare su un prospetto molto semplice, di una paginetta o due, per le obbligazioni plain vanilla, strumenti finanziari semplici con durata media. Si potrebbe anche ipotizzare un meccanismo per i prodotti con il bollino blu, come i prodotti da banco in farmacia, e un meccanismo più complesso per quei prodotti che sono come quando si va al casinò: per entrarci, bisogna avere 18 anni, c'è scritto fuori "casinò", bisogna presentare un documento d'identità e non essere interdetti. Se l'intero trattamento è come quello riservato a chi va al casinò, rischiamo un'ipertrofia regolamentare.

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