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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2011 alle ore 07:43.

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Il board Intesa vara il maxi-aumento (Fotogramma)Il board Intesa vara il maxi-aumento (Fotogramma)

Un piano industriale triennale di sviluppo dei ricavi e dell'attività, ma anche di efficientamento e di taglio dei costi, con un target di utile netto fissato a quattro miliardi al 2013. Nessuna cessione all'orizzonte, anche se resta confermata la prospettiva strategica di quotazione in Borsa di Banca Fideuram. Che però potrebbe slittare anche all'anno prossimo, anche per non entrare in concorrenza con l'aumento di capitale da 5 miliardi che sarà proposto all'assemblea dei soci che sarà convocato per metà maggio.

È questa la sostanza della lunga maratona dei consigli (di sorveglianza e di gestione) che Intesa Sanpaolo ha riunito ieri a Milano. Oggi alle 11 l'amministratore delegato Corrado Passera illustrerà alla comunità finanziaria i dettagli di ricapitalizzazione e piano industriale. E poi lunedì prossimo i vertici della banca al gran completo, da Giovanni Bazoli ad Andrea Beltratti, saranno al Lingotto di Torino per presentare il piano a oltre mille dirigenti delle banche italiane e delle controllate estere del gruppo.

Se la scadenza del 5 aprile era da tempo l'appuntamento fissato per il nuovo piano industriale, la sorpresa degli ultimi giorni è l'aumento di capitale da 5 miliardi. Il pressing di Bankitalia e del ministero dell'Economia hanno indotto i vertici della banca, che finora avevano guadato la crisi senza fare ricorso a capitali esterni nè privati nè pubblici, a rompere gli indugi e a muovere per primi in un contesto europeo che, a seguito delle nuove regole di Basilea 3, vedrà i grandi gruppi bancari proiettarsi nei prossimi anni verso il target di Core Tier 1 nella fascia 9-10%. «Dopo l'aumento di capitale saremo al 10%», ha confermato ieri il consigliere Riccardo Varaldo, che rappresenta l'Ente Cassa Firenze.

La ricapitalizzazione sarà garantita da un pool di dodici banche, con Banca Imi (che si limiterà al collocamento) e Bofa-Merrill Lynch nel ruolo di global coordinator. Il pre-underwriting sarà garantito dalle prime cinque banche (Merrill, Deutsche Bank, Credit Suisse, Goldman Sachs e Morgan Stanley) con quote di poco inferiori al miliardo a testa (circa 950 milioni) a parte il global Merrill che si impegna per 1,2 miliardi. Poi, quando si arriverà a ridosso dell'operazione che prevedibilmente avverrà a giugno, la garanzia sarà frazionata anche tra le altre sei banche del consorzio che agiscono come co book-runners (Hsbc, Bnp Paribas, Citigroup, Santander, Commerzbank e UniCredit).

L'entità definitiva della garanzia per ogni banca dipenderà da quanto gli azionisti stabili di Intesa Sanpaolo, a partire dalle grandi Fondazioni cui fa capo il 25% circa del capitale, si impegneranno a sottoscrivere. Da parte degli enti principali (Compagnia Sanpaolo, Fondazione Cariplo, Fondazione Cariparo, Ente Cassa Firenze, Fondazione Carisbo) è filtrata una indicazione di massima a sottoscrivere la propria quota e, se necessario, a impegnarsi a rilevare anche gli eventuali diritti inoptati del Credit Agricole (4,9%) e della Carlo Tassara (2,5%).

Le Generali(4,9%) invece, pur non essendo più partner industriale, potrebbero sottoscrivere se l'operazione sarà conveniente dal punto di vista finanziario. Prima di dare per scontata l'adesione di tutte le Fondazioni, però, sarà necessario attendere l'approvazione dei consigli. Anche perchè, se si esclude la Cariplo che può salire dal 4,6 al 5%, non in tutti gli enti c'è consenso unanime su ulteriori investimenti nel settore bancario. Come dimostrano le titubanze di alcuni consiglieri della Compagnia San Paolo (si veda l'articolo a fianco).

In attesa che la ricapitalizzazione entri nel vivo entro l'estate, il faro del mercato oggi sarà concentrato soprattutto sul piano industriale. Il target di quattro miliardi di utile netto al 2013 è un obiettivo cui Intesa Sanpaolo tenderà pur non assumendo scenari economici particolarmente favorevoli. Tuttavia, i ricavi beneficeranno del rialzo dei tassi (che impatterà sul margine d'interesse) ma anche di un'accelerazione delle commissioni. Tra queste, un peso di rilievo dovrebbe averlo lo sviluppo dell'attività assicurativa Vita e Danni che fa capo alla controllata Eurizon (dentro cui sono confluite tutte le società di polizze del gruppo). Sul versante dei costi, sono previste manovre di efficientamento all'interno del maxi-polo retail che fa capo alla Banca dei Territori (con possibili semplificazioni operative nella rete distributiva delle varie banche controllate).

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