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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2011 alle ore 20:39.

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Fernando Teixeira Dos Santos (Epa)Fernando Teixeira Dos Santos (Epa)

Il Portogallo ha deciso di chiedere l'aiuto dell'Ue. Lo ha annunciato questa sera a Lisbona il premier dimissionario Josè Socrates. L'annuncio segue le parole del dimissionario ministro delle Finanze, Fernando Texeira Dos Santos, che ha ammesso in un'intervista al quotidiano economico Jornal de Negocios, come il ricorso del Portogallo agli aiuti dell'Unione europea «è necessario», visti i danni irreparabili provocati dalla crisi del debito. «Davanti a una situazione così difficile credo sia necessario ricorrere ai meccanismi di finanziamento disponibili nel quadro europeo», ha spiegato Dos Santos facendo appello a tutte le principali istituzioni e forze politiche del suo Paese di impegnarsi su questo fronte.

L'annuncio è un «passo responsabile per la stabilità dell'Eurozona», a detta del commissario europeo agli Affari Economici e Monetari, Olli Rehn, intervistato dal Financial Times Deutschland.

Pronto il piano Ue di salvataggio al Portogallo
Del resto il messaggio ribadito anche oggi da Bruxelles è chiaro: se il governo portoghese lo chiede, l'Ue è pronta a salvare Lisbona, ma a patto che ci sia un mandato chiaro. Quindi, con l'appoggio dell'opposizione portoghese, favorita per le elezioni di giugno. Non c'è ancora una richiesta formale di aiuto. Ma l'annuncio di Dos Santos arriva alla vigilia di un importantissimo appuntamento: l'Ecofin informale che venerdì e sabato si svolgerà a Budapest. Trovare una soluzione alla crisi portoghese è l'obiettivo numero uno dei ministri delle Finanze e dei governatori centrali europei (per l'Italia ci saranno Giulio Tremonti e Mario Draghi) che - riuniti nel castello di Godollo, a 30 chilometri dalla capitale ungherese - ascolteranno dal ministro portoghese le ultime novità sulla situazione finanziaria e politica del suo Paese. Situazione che rischia di contagiare il resto dell'Eurozona dove - si legge nei documenti preparatori dell'Ecofin - la crisi dei debiti sovrani e quella delle banche è tutt'altro che superata.

Il governo portoghese dimissionario ha deciso di uscire allo scoperto nonostante Lisbona sia riuscita oggi a collocare sul mercato tutti i titoli a sei mesi e a un anno che si era prefissata (nell'asta odierna ha piazzato bond per 550 milioni di euro con scadenza ottobre, e titoli per 455 milioni di euro con scadenza marzo 2012). Ma i rendimenti e, dunque, i costi di finanziamento del debito continuano ad aumentare vertiginosamente.

Senza contare che l'agenzia Moody's, dopo aver abbassato il rating complessivo del Paese lusitano, ha deciso di tagliare anche il rating delle sette principali banche portoghesi a causa delle loro debolezza finanziaria. Banche che nelle ultime ore stanno accentuando il pressing sul governo perché avanzi urgentemente a Ue ed Fmi una richiesta di attivazione del Fondo salva-Stati, per neutralizzare il rapido incremento dei tassi di interesse e calmare i mercati.

Tutto ciò prima delle elezioni di giugno, quando oramai potrebbe essere troppo tardi. Fondamentale per Bruxelles è che l'eventuale richiesta di Lisbona sia supportata da tutte le principali forze politiche portoghesi, visto che il salvataggio (si è parlato di un piano da 75 miliardi di euro) dovrà essere accompagnato da severe condizioni sia sul fronte dell'aggiustamento dei conti sia su quello del tasso di interesse sui prestiti. Intanto il ministro delle Finanze spagnolo, Elena Salgado, ha smentito la richiesta di un prestito bilaterale da parte di Lisbona.

Tensione in Grecia: potrebbe ristrutturare il debito
Ma non c'è solo il Portogallo. A preoccupare è anche la Grecia che - nonostante gli sforzi compiuti e i prestiti ricevuti - potrebbe non essere in grado di tornare a finanziarsi sui mercati nei tempi previsti. Tanto che sempre più insistenti si fanno le voci su una ristrutturazione del debito. Bruxelles smentisce si stia lavorando in questa direzione, ma fonti comunitarie ritengono questa ipotesi inevitabile.

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