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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2011 alle ore 07:48.

Così si spiega il vostro impegno a fianco di Intesa Sanpaolo per evitare che la Parmalat finisca ai francesi di Lactalis?
Sì. Noi abbiamo dato disponibilità e stiamo lavorando per cercare di aggregare un progetto industriale e finanziario che consenta a una multinazionale dell'alimentare di restare con la testa in Italia. E per questo siamo disponibili sia in termini di finanziamento che di advisory.
Ma avete detto che non intendete entrare nel capitale...
Preferibilmente, noi non entriamo nel capitale delle imprese. Nel caso di Parmalat ci riserviamo di valutarlo alla fine, quando il progetto sarà definito completamente.
Insomma, siete al fianco del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Siete d'accordo anche con la creazione di un fondo sovrano imperniato sulla Cdp e le Fondazioni?
Con Tremonti c'è un dialogo costruttivo. Il fondo sovrano è una novità positiva, ce l'hanno quasi tutti i grandi Paesi. Naturalmente, le banche non ne possono fare parte per evitare conflitti d'interesse. Siamo invece parte attiva del Fondo per le piccole medie imprese.
Il salvataggio del gruppo Ligresti rientra nella logica della banca di sistema? O è un tentativo, come qualcuno ipotizza, di ipotecare le partecipazioni strategiche in Mediobanca e Rcs?
Nel caso Ligresti, ovvero di Premafin e Fondiaria-Sai, avevamo l'urgenza di prendere decisioni. Bisognava salvare il gruppo da un possibile giudizio negativo del mercato al momento in cui sarebbe stata annunciata un'ingente perdita di bilancio, come è poi avvenuto. Era necessario cioè che FonSai annunciasse un aumento di capitale che la mettesse al sicuro. Sono soddisfatto dell'accordo raggiunto e ora potremo aiutare nella ristrutturazione di FonSai. Appena si verificheranno le due condizioni sospensive: l'esenzione Consob dall'Opa e l'ok delle altre banche alla rimodulazione del debito.
Nessuna tentazione di "protettorato" sulle quote strategiche nei salotti buoni di Mediobanca e Rcs?
La gestione delle partecipazioni resta nelle mani di Ligresti. O meglio, del consiglio di amministrazione in cui siederanno anche nostri rappresentanti. Ma saranno 3 su 18, certo non siamo decisivi. E poi, mi lasci dire: basta con il tormentone dei salotti buoni. Le aziende vanno misurate sulla base della redditività che producono.
Veniamo a Mediobanca, di cui siete il primo socio con l'8,9%. Come cambierà il patto di sindacato che scade a fine anno?
Siamo un azionista importante di Mediobanca e dobbiamo farci un'opinione se e come il patto vada cambiato. Diciamo che ora siamo ancora in una fase ricognitiva, vogliamo chiarirci prima le idee noi e poi dialogare con gli altri soci e con il management di Mediobanca.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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