Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2011 alle ore 07:48.

L'amministratore delegato di Piazzetta Cuccia Alberto Nagel in più occasioni ha detto che sarebbe auspicabile ridurre il peso del patto, che oggi vincola il 44,6%. E' d'accordo?
Con Nagel il rapporto è ottimo. Vediamo in che modo potremo contribuire ad aiutare il management di Mediobanca a valorizzare il nostro investimento.
Mediobanca ha svolto un ruolo decisivo nell'uscita di Cesare Geronzi dalle Generali. Che cosa succederà ora a Trieste?
I manager della compagnia hanno ora maggiore tranquillità e stabilità nella governance. Questo li metterà nelle condizioni di concentrarsi sul business e cercare di raggiungere e superare i risultati reddituali dei grandi competitor europei Allianz e Axa.
Da azionista forte di Mediobanca, che realizza quasi metà dell'utile proprio dalla partecipazione in Generali, crede che la compagnia di Trieste possa avviarsi a una svolta in termini di redditività?
Credo che le Generali, per il posizionamento strategico che hanno, abbiano delle potenzialità enormi e dovrebbero diventare il banchmark europeo in termini di redditività. Ora che la governance si è chiarita, il management ha più responsabilità. E non ha più alibi.
Che ne pensa delle critiche sul patrimonio immobiliare e sull'affare nella Repubblica Ceca con Peter Kellner?
Non ho gli elementi per dare un giudizio dettagliato.
Il triangolo azionario che da UniCredit va a Mediobanca e da qui a Generali, si chiuderà con l'ingresso della compagnia nel capitale di UniCredit?
È un tema di cui non si è mai discusso. Vedremo in futuro. Quello che auspico è la possibilità di sviluppare insieme a Generali il business industriale. Tenendo conto, naturalmente, degli accordi che già abbiamo con i nostri attuali partner-azionisti: Aviva, Allianz ed Ergo-Munich Re.
A proposito di grandi azionisti, ai fondi sovrani libici avete congelato diritti di voto e diritti patrimoniali. Ci sono novità sul versante delle loro quote?
In questa fase, e finchè non ci sarà in Libia un Governo riconosciuto dalla comunità internazionale, le loro quote resteranno congelate. Staccheremo il dividendo, ma non potranno incassarlo e i loro proventi resteranno in custodia presso le autorità competenti.
Tra i grandi soci ci sono anche le Fondazioni. La settimana scorsa si sono riunite ed è emersa preoccupazione per la possibilità di aumento di capitale. Lei continua a negarlo, eppure i soci ne parlano. Come mai?
Dall'inizio della crisi, UniCredit ha già fatto due aumenti di capitale. In questa fase non riteniamo di chiedere altri capitali ai soci. Ho già detto con chiarezza che noi siamo a posto. Con la generazione interna di capitale saremo all'8,4% di Core Tier 1 nel gennaio 2013, data di avvio di Basilea 3 e quindi ben al di sopra dei requisiti regolamentari.
Forse qualcuno ipotizza che, come successo con Intesa Sanpaolo e Mps, alla fine le Autorità premano perchè anche voi annunciate la ricapitalizzazione prima degli stress test di giugno?
Noi con gli stress test andiamo via lisci. Nè abbiamo alcuna pressione da parte delle Autorità che legittimamente si preoccupano di evitare una situazione simile alla Spagna, dove le difficoltà delle banche hanno causato timori sul debito sovrano. Ma non è tema che ci riguarda, nè come UniCredit nè come Paese.
Quindi il suo è un no definitivo?
Per ora è no. Punto. Poi a fine anno è evidente che faremo nuove valutazioni, quando il quadro regolamentare sarà completo. Non sappiamo se saremo inclusi tra le banche di interesse sistemico (Sifi), nè quali saranno i target richiesti in termini di capitale e di liquidità. Nè se, e in che misura, le Autorità valideranno nel common equity strumenti nuovi come i Coco-bonds. Nel frattempo, contiamo di generare utili per incrementare il Core Tier 1. E dopo l'estate presenteremo il nuovo business plan triennale, a cui stiamo lavorando, che avrà impatti positivi sul capitale con l'ottimizzazione dei risk weighted assets e la individuazione dei non core assets.
Tra questi ultimi non c'è più Pioneer. Quali attività sono in vendita?
Su Pioneer prenderemo la decisione formale nei prossimi giorni, ma è vero che abbiamo ritenuto non soddisfacenti le offerte per valorizzare la società e quindi ora l'orientamento è di mantenerla all'interno del gruppo. Altre cessioni sono possibili. Non è un mistero che stiamo rivedendo il nostro modo di essere in alcune realtà dell'area Cee. Per esempio, il modo di operare nei Paesi baltici potrebbe essere rivisitato. Ma quando parlo di riduzione degli rwa, mi riferisco anche alla dismissione di alcuni assets finanziari della divisione investment banking.
Prima ha detto che UniCredit è un grande asset del Paese. Oggi valete in Borsa 35 miliardi di euro. E siete contendibili. Vi ritenete un possibile target di banche estere?
A livello teorico sì. Basti pensare che il 100% di Pekao vale quasi 12 miliardi. E altri 10 miliardi circa vale Yapi-Kredi in Turchia. UniCredit vale molto di più della somma delle parti. Ma in questa fase non credo a un take over. E nel frattempo lavoreremo per aumentare sensibilmente la capitalizzazione e fare emergere tutto il potenziale di UniCredit.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Listino azionario italia
Moved Permanently
The document has moved here.
Principali Indici
Moved Permanently
The document has moved here.
Moved Permanently
The document has moved here.
Ultimi di sezione
-
banche
«UniCredit più forte sul capitale con la crescita dei profitti»
-
tlc & media
Telecom, accordo sui contenuti con Mediaset
di Antonella Olivieri
-
trimestrali
Chrysler accelera nel II trimestre
di Andrea Malan
-
finanza
Mediobanca rileva il 51% di Cairn Capital. Utili in crescita del 27%, il titolo brilla in Borsa
-
la giornata dei mercati
Borse positive dopo i dati Usa, Milano +1,87%. Banche a picco ad Atene - Mediobanca fa shopping e sale (+6%)
-
ACQUISIZIONI
PartnerRe, Exor vince la partita
di Marigia Mangano