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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2011 alle ore 10:40.

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Verso ipotesi di ristrutturazione del debito grecoVerso ipotesi di ristrutturazione del debito greco

L'ipotesi che si fa avanti sui mercati finanziari di una rischedulazione del debito greco in scadenza non convince economisti e addetti ai lavori. A rafforzare questa opzione (alternativa al default o alla solvibilità, che i mercati prenderebbero come una sopresa, del debito) è stato il primo ministro del Lussemburgo Jean-Claude Juncker nonché fra i ministri delle Finanze della zona euro. «Se la Grecia compie nuovi sforzi dobbiamo vedere se è possibile una ristrutturazione "soft" del debito». Il che significa scadenze più lunghe per il rimborso e eventualmente una flessione dei tassi di interesse. Il primo ministro greco, Georges Papandreou, ha però definito sostenibile il debito del paese e scartato la prospettiva di una ristrutturazione (considerata non necessaria dal Fondo monetario internazionale).

La Grecia continuerà i suoi sforzi per uscire dalla crisi del debito, perchè la ristrutturazione non è una «soluzione magica». Ha aggiunto il ministro delle Finanze, George Papacostantinou. «Non ci sono magici scenari di ristrutturazione - dice - che possono aiutare la Grecia a uscire dai suoi problemi. È chiaro che, nonostante la recessione, non possiamo allentare gli sforzi sul bilancio». Atene si appresta ad annunciare nei prossimi giorni i dettagli riguardanti misure extra di riduzione del deficit per oltre 6 miliardi di euro. Lo ha Papacostantinou ad Atene secondo quanto riferisce l'agenzia Bloomberg. I nuovi interventi - ha spiegato il ministro - riguardano tagli alla spesa e nuove entrate e serviranno a centrare l'obiettivo di ridurre il deficit 2001 al 7,4% del Pil.

In ogni caso, un'eventuale ristrutturazione del debito greco suscita molte perplessità. «Si è parlato e si parla tutt'ora di ipotesi come quella del soft restructuring del debito pubblico, ma lo si fa come se non avesse effetti devastanti l'idea di poter accettare che un paese di un'area avanzata come l'Europa possa venir meno ai propri impegni sul debito. La nostra posizione è sempre stata chiara, la ristrutturazione del debito è una soluzione che non funziona». Lo ha detto a Milano il membro del consiglio direttivo della Bce Lorenzo Bini Smaghi secondo cui «l'ipotesi di non rimborsare il debito mette a rischio la stabilità di tutto il sistema finanziario», non solo quello del paese in questione, ma dell'intera area economica di appartenenza. «Se i cosiddetti Pigs e in particolare la Grecia non dovessero rimborsare i propri debiti, tutto ciò sarebbe «un fattore devastante per la stabilità finanziaria complessiva».

«L'ipotesi del soft restructuring è la soluzione errata al problema del debito perché a voler ben vedere non si capisce bene che cosa sia. In questo momento di grande incertezza non bisogna lanciare queste idee come se fossero delle formule magiche». L'unica soluzione, ha spiegato Bini Smaghi, è procedere con serietà a perseveranza alle misure di austerità, per quanto possano essere poco popolari a livello politico. «Il governo di Atene - ha detto - ha capito che non ci sono soluzioni facili e che deve procedere con l'attuazione delle misure di austerità per recuperare il debito pubblico e recuperare la competitività».

Il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, intervenendo al Brussels Economic Forum ha detto: «Voglio essere chiaro: la ristrutturazione del debito non può assolutamente diventare una scusa per evitare il necessario aggiustamento delle finanze pubbliche».

Secondo Juergen Stark, membro dell'esecutivo della Banca centrale europea, «una ristrutturazione del debito della Grecia non risolverebbe i problemi del paese e sarebbe un disastro per le banche greche. È un'illusione - dice - pensare che una ristrutturazione, un taglio, o qualsiasi rischedulazione del debito possa risolvere i problemi che la Grecia deve fronteggiare. Se l'aggiustamento del programma è implementato, il debito è sostenibile e la Grecia solvibile».

Anche Paul Thomsen, capo della missione del Fondo Monetario Internazionale che in questi giorni sta valutando la situazione di Atene, si accoda al treno degli scettici. «Il piano di rilancio dell'economia greca è destinato a fallire se il governo ellenico non procederà a riforme fiscali e strutturali. Non penso che il programma riuscirà a mantenersi nei binari senza un forte rinvigorimento delle riforme strutturali nei prossimi mesi. Senza questo rinvigorimento, il piano è destinato a uscire dai binari».

Thomsen ha aggiunto che l'economia greca si sta riequilibrando, diventando più competitiva e che, secondo le sue previsioni, il prodotto interno lordo della Grecia quest'anno sarà di circa un punto percentuale più basso rispetto alle attese.

Il funzionario del Fmi ha espresso dubbi sulla possibilità della Grecia di rientrare sui mercati il prossimo anno e ha ribadito la necessità di accelerare la riforma del settore pubblico per ridurre il deficit. Quest'ultimo, secondo Thomsen, non scenderà di molto sotto il 10% del Pil senza ulteriori riforme.

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