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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2011 alle ore 08:16.

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Spread, questo sconosciuto. È la parola più utilizzata dagli istituti di credito quando pubblicizzano un mutuo, ma non tutti i clienti conoscono il significato che si nasconde dietro questa percentuale. Eppure è un valore decisivo per carpire la convenienza di un prestito.

Proviamo a fare chiarezza. Partendo dalla definizione semplice, quella più utilizzata, secondo cui lo spread è il ricarico che la banca applica sul costo del denaro. In pratica, al pari di qualsiasi altro rivenditore, la banca acquista un bene all'ingrosso (in questo caso denaro dalla Banca centrale europea o da altri istituti di credito) e lo rivende al consumatore finale a un prezzo maggiorato. Applicando appunto uno spread. A questa definizione va aggiunto, però, che lo spread contempla anche una quota di contratti derivati con cui la banca copre il prestito dalle fluttuazioni dei tassi e dai rischi creditizi. Quindi, non tutto ciò che è spread finisce negli utili della banca, fatto salvo che però viene pagato dal cliente.

Spread a prova di derivati
«I contratti derivati possono incidere anche fino a un quarto dello spread su un mutuo a tasso fisso, il più rischioso per una banca, e incidono in media al 5% su uno spread di un mutuo variabile», spiega Gionata Fiorentini, amministratore delegato di Money360.it. L'incidenza di questi contratti di copertura aiuta a capire anche perché nel tempo gli spread variano. «Prima del fallimento di Lehman Brothers gli spread erano più bassi – continua –. Era frequente trovare mutui in offerta con spread intorno allo 0,7 per cento. Oggi la media (su un panel di 29 banche, ndr) è dell'1,29% per il variabile e l'1,32% per il fisso. Ma vi sono casi in cui si supera anche il 2 per cento. I dati medi sono utili, per quei clienti che non hanno un profilo di rischio creditizio elevato, per individuare se stanno acquistando un mutuo a un buon prezzo o no».

Strategie eleganti per defilarsi dal mercato
Lo spread può essere anche utile per capire se una banca ha deciso temporaneamente di offrire meno mutui. «Quando un istituto alza troppo lo spread lo fa per prendersi elegantemente una pausa». È questo il caso di Mps che offre mutui con spread oltre il 2% dopo aver dominato il mercato nel 2010 con offerte più aggressive. Da tenere d'occhio anche la strategia di UniCredit che ha recentemente innalzato il margine all'1,6 per cento.
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