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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2011 alle ore 09:05.

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Stark: «Le banche aiutino Atene»Stark: «Le banche aiutino Atene»

Alcuni osservatori sostengono che la Bce è contraria alla ristrutturazione del debito greco perché metterebbe in luce il fallimento della sua strategia. Dopotutto, nel maggio del 2010 avete deciso di acquistare obbligazioni pubbliche sui mercati facendo affidamento su politiche economiche che avrebbero dovuto in ultima analisi risanare i conti dei paesi in difficoltà.
Un anno fa il consiglio direttivo ha deciso l'acquisto di obbligazioni per evitare impedimenti alla normale trasmissione della politica monetaria. Oggi la situazione è ben diversa. Da nove settimane non siamo più intervenuti sul mercato. E mi sembra una scelta appropriata.

Aiutare la Grecia con nuove linee di credito potrebbe non tranquillizzare i mercati. Non crede che l'Unione abbia bisogno di un quadro istituzionale diverso?
I prestiti ai paesi in difficoltà non sono la questione chiave. Permettono soltanto a un governo di non essere costretto a rivolgersi al mercato e di avere tempo per rimettere ordine nella propria economia. Piuttosto a Bruxelles si sta discutendo di come rafforzare il Patto di Stabilità e di Crescita, migliorare la sorveglianza macroeconomica per evitare nuovi squilibri all'interno della zona euro. Noi siamo dell'avviso che sia necessario introdurre una quasi automaticità nelle sanzioni e limitare la discrezionalità politica.

A questo proposito: una delle possibilità è di intervenire direttamente nella politica economica greca, per esempio affidando le privatizzazioni a un ente europeo. E' possibile oggi fare un salto di qualità di questo tipo?
L'unione monetaria prevede già oggi una sovranità nazionale limitata, un aspetto finora poco riconosciuto. Non solo la Bce prende decisioni di politica monetaria per tutta la zona euro, ma anche l'andamento dei conti pubblici nazionali è controllato dall'esterno e sanzionato se necessario.

Si può fare di più?
Francamente, i paesi partner hanno dimostrato un altissimo grado di solidarietà nei confronti degli stati membri in crisi. Se in ultima analisi i paesi in difficoltà non introducessero le necessarie misure di aggiustamento, interferire nelle loro politiche nazionali potrebbe rivelarsi a un certo punto necessario per assicurare il corretto funzionamento dell'unione monetaria.

Un'ultima domanda. Con la nomina di Mario Draghi alla presidenza della Bce ci saranno due italiani nel comitato esecutivo - oltre allo stesso Draghi, anche Lorenzo Bini Smaghi. Regole europee di buona creanza dicono che è meglio non avere due membri della stessa nazionalità. Come si può risolvere la situazione senza mettere a repentaglio l'indipendenza della banca?
Mi limiterò a dirle che non sono a conoscenza di regole di questo tipo e che un esponente del comitato esecutivo ha un mandato di otto anni.

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