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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2011 alle ore 08:03.

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di Vittorio Da Rold
Fonti europee hanno fatto trapelare che è stata raggiunta a Vienna un'intesa di principio sul nuovo piano triennale di sostegno alla Grecia fino a metà 2014 (un anno in più della precedente data di metà 2013). L'accordo in seno al Comitato economico e finanziario (gli sherpa dei ministri) probabilmente c'è davvero anche se il portavoce della Commissione Ue Amadeu Altafaj, si è subito affrettato a negare la notizia, affermando che un'intesa di tale dimensione e significato non può essere presa a livello tecnico ma esige il placet politico dei ministri delle Finanze dell'Eurozona. Il prestito bis, probabilmente dell'ordine di grandezza di 60-70 miliardi di euro (ma non ci sono indicazioni più precise in proposito), dovrebbe intervenire per sostituire il mancato ritorno sul mercato del Tesoro di Atene a causa dei tassi proibitivi e che ha titoli in scadenza nel 2012 di 26,7 miliardi di euro, nel 2013 di altri 37,9 miliardi e nel 2014 di 67,2 miliardi.

Il secondo piano di salvataggio per la Grecia che si aggiunge a quello già esistente deciso da Ue e Fmi da 110 miliardi di euro lanciato lo scorso maggio, darebbe ad Atene un anno in più (metà 2014) di preziosa copertura finanziaria. Faticosamente, dunque, la sempre più intricata matassa greca si sta ricomponendo: per oggi é atteso l'accordo tecnico sull'esborso della quinta tranche Ue-Fmi (da 12 miliardi di cui un terzo a carico del Fondo monetario) tra la troika e il governo ellenico guidato da George Papapadreou. Per spiegare nel dettaglio gli ulteriori tagli di austerità da 6,4 miliardi di euro al bilancio e il programma di privatizzazioni tra cui la quota della Ote, la società di telecomunicazioni greca, il premier greco Papandreou sarà oggi a Lussemburgo dal presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker divenuto il personaggio di raccordo dei due piani che si stanno intersecando.

Entro il 20 giugno ci si aspetta il varo delle misure supplementari sul debito: si lavora inoltre a un accordo per impegnare le banche a mantenere "volontariamente" l'esposizione sulla Grecia con un rinnovo delle obbligazioni in scadenza. Un meccanismo che ha visto il placet di Jürgen Stark, 63 anni, membro del Comitato esecutivo della Bce. Un rollover volontario dei bond che soprattutto non farebbe scattare nessun allarme default né di richieste di rimborso da parte dei possessori dei Cds sul debito greco. Intanto il governo di Atene ha messo nero su bianco un giudizio sprezzante sull'agenzia di rating americana Moody's: «Ancora una volta le sue valutazioni sono guidate dalle voci di mercato piuttosto che da fatti oggettivi».

Opinione, quella greca, che la prossima settimana troverà eco anche nella plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, dove andrà in votazione una mozione che punta a ridurre l'impatto dei giudizi delle agenzie di rating americane sui debiti sovrani, creando un nuovo strumento europeo sullo stile di quanto già fatto dai cinesi. L'ultimo ridimensionamento ha portato i titoli greci in categoria CAA1, ovvero in pieno territorio "junk bond" e a soli due gradini dal default. La conseguenza è stata immediata: ieri lo spread tra il bond decennale ellenico ed il bund tedesco si è impennata a 1.326 punti base. L'interesse da pagare ormai è del 16,24%, mentre quello sui titoli a due anni vola a 24,64%.

Il tutto proprio mentre è atteso l'accordo tecnico per il versamento della quinta tranche del prestito Ue-Fmi (12 miliardi) e oggi Papandreou illustrerà i nuovi tagli che dovrebbero portare alle casse di Atene risparmi per circa 6,5 miliardi di euro a partire già dal bilancio 2011. Con Juncker il premier greco parlerà anche della strategia di medio termine, che comprende specifici impegni di risanamento nel quadriennio 2012-2015: ridimensionamento del settore pubblico, riforma fiscale e privatizzazioni. Per la riduzione delle spese amministrative arriveranno tagli a stipendi e pensioni (che i media valutano in uno stipendio mensile nell'arco di un anno), nuove tasse e la fusione o la chiusura di 75 enti statali improduttivi.

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