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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2011 alle ore 20:20.
L'ultima modifica è del 02 giugno 2011 alle ore 12:45.

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Trichet: contro la crisi dei debiti serve un ministro delle finanze europeoTrichet: contro la crisi dei debiti serve un ministro delle finanze europeo

Nell'Unione monetaria del futuro «sarebbe troppo ardito in campo economico pensare a un Ministro delle Finanze europeo?». Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, che a novembre lascerà l'incarico a Mario Draghi, lancia questa proposta nel suo intervento oggi ad Aachen (dove ha ricevuto il premio Charlemagne 2011) nell'ennesima giornata di incertezza per le sorti della Grecia, declassata a livello spazzatura dall'agenzia di rating Moody's. In serata, a questo proposito, si è saputo che il governo di Atene ha messo nero su bianco un giudizio sprezzante sull'agenzia di rating americana: «Ancora una volta le sue valutazioni sono guidate dalle voci di mercato piuttosto che da fatti oggettivi». Tutto questo alla vigilia del cruciale incontro a Lussemburgo in cui il premier Papandreou illustrerà al presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, le nuove misure di austerità.

Il nuovo dicastero, secondo Trichet, non dovrebbe amministrare un budget federale ma avere competenza diretta sulle politiche fiscali e di competitività degli Stati membri, avere la responsabilità dell'assistenza fiscale dei Paesi fuori dai parametri comunitari, gestire i servizi finanziari nell'ottica di una loro integrazione e rappresentare l'Eurozona nelle istituzioni finanziarie internazionali come il Fondo monetario internazionale e il G20.

Trichet, uno degli artefici dei Trattati di Maastricht che hanno creato l'euro, ha detto anche, proprio quando si sta decidendo un secondo pacchetto di aiuti per evitare il fallimento della Grecia, che nel caso in cui un Paese che già fa ricorso agli aiuti internazionali fallisca gli obiettivi dei piani di aggiustamento fiscale dovrebbe intervenire "una seconda fase". Questa potrebbe comportare «poteri più ampi e decisivi alle autorità dell'Eurozona nel determinare le politiche economiche di questi Paesi», nel caso in cui queste «vadano pericolosamente alla deriva».

Le autorità dell'Eurozona potrebbero avere «il diritto di veto su alcune decisioni di politica economica a livello nazionale» con un tale tipo di regime. Nel dettaglio, si potrebbe applicare un diritto di veto «sulle principali voci di spesa del bilancio e su quegli elementi essenziali per la competitività del Paese», ma anche «responsabilità dirette» su quei Paesi investiti dalla crisi del debito sovrano (Grecia, Irlanda e Portogallo).

Un eventuale Ministro delle Finanze dell'Eurozona, ha spiegato, non avrebbe bisogno di un portafoglio federale pesante ma avrebbe poteri decisionali in materia di sorveglianza e di veto e rappresenterebbe il blocco valutario dell'Eurozona nelle grandi istituzioni internazionali. È «necessario», ha ribadito Trichet, rafforzare le istituzioni europee così come «le regole economiche e fiscali» dell'area. Questo salto di qualità della governance europea, più volte richiesto dall'Eurotower, deve avvenire «ora», ha detto Trichet.

Barroso: ancora in difficoltà, non bisogna abbassare la guardia
Ad Aquisgrana ha parlato anche Josè Manuel Barroso: «Siamo ancora in una situazione difficile e incerta - ha detto il presidente della Commissione europea - e non dobbiamo abbassare la guardia». «Gli effetti di questa crisi senza precedenti - ha sottolineato Barroso nel suo intervento diffuso a Bruxelles - hanno spinto verso una maggiore integrazione economica e di bilancio dell'Europa, verso un'Europa più forte e più unita. Ma molto resta ancora da fare».

«Nella tempesta abbiamo fissato una rotta e la teniamo. Abbiamo adottato una nuova architettura economica che dobbiamo far vivere e mettere in atto: dobbiamo tradurre in realizzazioni concrete i nostri impegni politici», ha aggiunto il presidente della Commissione. «Lo sappiamo e lo vediamo, alcune decisioni che devono essere prese sono talvolta difficili e dolorose, ma sono necessarie per assicurare a lungo termine la riuscita dell'obiettivo che ci siamo dati», ha osservato Barroso secondo il quale «indebolire il patto di stabilità e di crescita» è «una mancanza di solidarietà verso il progetto europeo e verso le nuove generazioni».

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