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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2011 alle ore 22:15.
L'ultima modifica è del 16 giugno 2011 alle ore 08:26.
I contrastanti indicatori macroeconomici, i timori di una nuova crisi finanziaria globale innescata da un eventuale default della Grecia, oltre alla circolazione di ipotesi circa un nuovo potenziale giro di vite sui requisiti di capitale delle grandi banche, hanno frenato Wall Street. I listini americani hano chiuso contrastati alla fine di di una seduta volatile. Il Dow Jones sale dello 0,54% a 11.961,30 punti, il Nasdaq perde lo 0,29% a 2.623,70 punti mentre lo S&P 500 avanza dello 0,17% a 1.267,63 punti.
Chiusura in rosso, invece, per Borse europee, ma sopra i minimi della giornata, sull'onda dell'iniziale inversione positiva di Wall Street che ha allentato per un po' la pressione scatenata dalla crisi greca. A Piazza Affari FTSE IT All Share e FTSE MIB sono scesi rispettivamente dello 0,37% e dello 0,33%. attestandosi nel finale sui massimi della giornata. Il CAC 40 a Parigi cede lo 0,38% a 3.792,31 punti, il DAX 30 a Francoforte scivola dello 0,07% a 7.110,20 punti e torna quasi in parità, mentre a Londra l'indice Ftse 100 cede lo 0,76% a 5.698,81 punti.
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A sostegno dei listini hanno giocato inizialmente alcuni dati relativi al mercato del lavoro e immobiliare americano, smentiti subito dopo dall'indice Philly Fed. Negli Stati Uniti le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono scese di 16mila unità a quota 414mila nella settimana terminata l'11 giugno. Gli analisti, che avevano previsto una flessione di 7mila unità. Il Dipartimento del Commercio ha poi annunciato i numeri sui nuovi cantieri nel mese di maggio, saliti del 3,5% rispetto ad aprile, a 560mila unità. Su base annua i cantieri sono scesi del 3,4%. I permessi per costruire case sono invece saliti dell'8,7% rispetto al mese prima, a 612mila unità. Si tratta del livello più elevato da dicembre. Migliore delle attese anche il deficit delle partite correnti, salito a 119,3 miliardi di dollari nel primo trimestre, rispetto ai 112,2 miliardi di fine 2010 e i 126 miliardi attesi dagli economisti. A smorzare l'ottimismo è arrivata poco dopo l'indice della Federal Reserve di Philadelphia che misura l'andamento dell'attivitá manifatturiera nel distretto di competenza e che ha giungo ha registrato un inatteso tonfo a quota -7,7 da +3,9 in maggio, primo dato sotto lo zero da settembre 2010.
Euro, petrolio
Prosegue la debolezza dell'euro per il protrarsi dello stallo sul futuro della Grecia, anche se le dichiarazioni di sostegno ad Atene arrivate dall'Fmi hanno risollevato la moneta unica dai minimi di giornata. L'euro ha quindi chiuso a 1,4184 dollari (1,4227 ieri, 1,4088 rilevazione Bce); a 114,36 yen (114,81 e 113,63); a 1,2049 franchi (1,2111 e 1,1958). La moneta unica ha raggiunto oggi il minimo storico contro la divisa elvetica, bene rifugio in tempi di incertezza, scendendo fino a 1,1946 franchi.
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