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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2011 alle ore 07:59.

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Lagarde prende la guida dell'Fmi (AFP Photo)Lagarde prende la guida dell'Fmi (AFP Photo)

Per la prima volta nella sua storia, il Fondo monetario internazionale avrà dalla prossima settimana un direttore donna. Il consiglio dell'Fmi ha scelto ieri il ministro dell'Economia francese, Christine Lagarde, come successore di Dominique Strauss-Kahn, costretto alle dimissioni il mese scorso dopo l'arresto a New York sotto l'accusa di violenze sessuali a una cameriera d'albergo. Il nuovo direttore si insedia martedì prossimo: i tempi strettissimi sono dettati dalla necessità di affrontare con la massima urgenza la crisi della Grecia, cui l'Fmi ha fornito finora un terzo degli aiuti e per la quale si sta discutendo un secondo pacchetto di finanziamenti.
La nomina della Lagarde, favorita per l'incarico fin da subito grazie all'appoggio compatto dei Paesi europei, era apparsa scontata ieri quando per la candidata francese si sono schierati in successione gli Stati Uniti, il Brasile e la Russia. Il consiglio dell'Fmi, 24 membri in rappresentanza di 187 Paesi, si è espresso per consenso, come da prassi, anche se nelle scorse settimane si erano manifestati a favore dell'altro contendente, il governatore della Banca centrale messicana, Agustin Carstens, diversi Paesi latino-americani, Australia e Canada, quest'ultimo, ha detto ieri il ministro Jim Flaherty, per una "questione di principio", per assicurare che le procedure di scelta avvengano in futuro in modo trasparente.

Dalla creazione dell'Fmi, nel 1944, la direzione è sempre andata a un europeo, in base a un accordo non scritto per cui agli Stati Uniti tocca invece la presidenza della Banca mondiale. All'uscita di scena di Strauss-Kahn, l'Europa ha immediatamente schierato la Lagarde. La cosa ha suscitato non poche polemiche, soprattutto da parte dei maggiori Paesi emergenti, che rivendicano un ruolo nella gerarchia dell'Fmi proporzionale al loro crescente peso nell'economia mondiale. Questi Paesi non sono però riusciti a coagularsi su un candidato unico e alla fine hanno tutti appoggiato la Lagarde, convinti di poter ottenere dall'ex ministro francese un rispetto dell'impegno di proseguire con riforme avviate da Dsk, per riequilibrare l'influenza dei diversi gruppi di Paesi. Un test importante di questa volontà verrà con l'indicazione dei tre vice, a partire dalla sostituzione dell'americano John Lipsky, che in questi giorni ha svolto il ruolo di direttore pro tempore, e che aveva già annunciato di voler lasciare ad agosto. Se la scelta dovesse cadere di nuovo su un americano presentato dal Tesoro Usa, questo metterà in dubbio immediatamente l'effettiva volontà di rinnovamento della governance da parte delle potenze tradizionali. Recentemente, è circolata l'ipotesi che per l'incarico potesse essere indicato il cinese Zhu Min, che ha svolto finora il compito di "consigliere speciale" del direttore.

Il dossier più scottante che Lagarde dovrà affrontare è il caso Grecia, che ha già suscitato polemiche da parte dei Paesi emergenti, i quali hanno accusato l'Fmi di essere troppo generoso con Atene, oltre che con Irlanda e Portogallo. «Non mi tirerò indietro dall'usare la necessaria durezza» sui casi europei, ha detto nei giorni scorsi la Lagarde. Il nuovo direttore del Fondo dovrà non solo prepararsi a fornire nuovi aiuti, ma soprattutto, così come aveva fatto Dsk, mettere in campo la propria leadership di fronte all'incapacità degli europei di elaborare un piano coerente e agli interessi contrastanti di creditori e debitori. La crisi del debito sovrano europeo non è l'unica questione problematica. Un'altra è l'importanza per il Fondo di esprimersi con la necessaria severità nelle sue analisi anche nei confronti dei grandi Paesi: lo stesso Fmi ha riconosciuto nei mesi scorsi in un'autocritica ufficiale che in passato questo non è stato fatto. Ancor prima che Lagarde si insedi, se ne avrà un riscontro significativo oggi, con la pubblicazione del rapporto annuale sull'economia Usa.

Il Fondo è inoltre impegnato, su richiesta del G-20, in un esercizio sugli spillover, cioè sulle ripercussioni che le politiche economiche dei singoli Paesi possono avere sul resto dell'economia mondiale, un altro tema che può metterlo in rotta di collisione con i suoi principali azionisti. Le note capacità diplomatiche di Christine Lagarde saranno quindi messe a dura prova fin dal primo giorno di lavoro. Sempre che, all'ultimo momento, non le faccia lo sgambetto un'inchiesta pendente in Francia per abuso di potere e per la quale l'8 luglio è prevista un'udienza decisiva.

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