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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2011 alle ore 13:11.

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Piazza Affari, finita nel mirino della speculazione, resta sotto pressione con un ribasso superiore ai 3 punti percentuali. In mattinata il rischio debito dell'Italia misurato dai credit-default swaps è balzato al record 279 (172 a inizio mese). Secondo le rilevazioni di Markit la media dei cds di 15 Paesi dell'Europa occidentale (sintetizzata dall'iTraxx SovX Western Europe Index) è balzata di 20 punti rispetto a venerdì a quota 276. Anche in questo caso si tratta di un massimo storico.

Al pari del differenziale tra BTp e Bund, balzato al record di 285 punti base,con i titoli di Stato italiani a 10 anni volati al 5,5 per cento. Dato che certifica secondo gli addetti ai lavori i timori di un contagio sull'Italia della crisi che ha sinora colpito i Paesi periferici (ecco perché il listino milanese è sotto il tiro dei mercati). Tra questi rientra anche la Spagna: non a caso, oggi il rendimento dei titoli emessi dal governo di Madrid ha toccato il record di 303 punti base in più di quanto pagato dal corrispettivo Bund decennale tedesco.

Fari puntati sull'asta di BTp di giovedì
Per capire se la tensione sulla piazza finanziaria proseguirà o si sgonfierà i mercati attendono il responso dell' emissione di BTp in programma giovedì. «Ci aspettiamo una buona domanda in linea con le aste recenti», speiga Elia Lattuga, fixed income strategist di Unicredit, aggiungendo che durante il collocamento potrebbe verificarsi solo «una leggera flessione della domanda». L'esperto sottolinea che anche nei periodi precedenti durante i quali si sono registrate tensioni sui mercati, «la domanda è sempre stata piuttosto buona». Giovedì il Tesoro emetterà BTp con scadenza ad aprile 2016 e marzo 2026 e riaprirà gli off-the-run a febbraio 2017 e agosto 2023. Domani è invece atteso il collocamento di Bot a 12 mesi.

Tentativo di affossare l'euro?
I mercati attendono con apprensione anche l'esito della riunione dell'Eurogruppo incentrata sull' emergenza Grecia, ma anche sul contagio della crisi dopo gli attacchi della speculazione contro l'Italia. Nella seconda parte della mattinata i riflettori si sono accessi quindi sul Forex, il mercato dei cambi, che evidenzia un forte calo dell'euro sul dollaro. La divisa unica è scivolata abbondantemente sotto 1,41 (1,405) e nettamente sotto gli 1,425 fissati dalla Banca centrale europea venerdì. L'euro continua a perdere terreno anche nei confronti del franco svizzero che oggi ha toccato un nuovo record nei confronti della divisa europea portandosi a 1,1708 da 1,1866 dell'apertura. Come sempre, in periodi di particolare difficoltà per la divisa comune, il franco svizzero assume il ruolo di valuta di rifugio.

Il brusco calo dell'euro riflette (e conferma) i timori di un contagio a cascata fra i Paesi dell'Eurozona con il debito più consistente e (potenzialmente) meno solvibile. «Il vero rischio che vedo sui mercati oggi e che temo per le prossime settimane è il tentativo di affossare l'euro. È evidente che ci sono forti spinte in questo senso. Dai paesi anglosassoni può svilupparsi una pericolosa concertazione in tal senso», spiega Mario Spreafico, responsabile di Schroeder Italia Investimenti, a metà mattinata dopo lo shock subito dai mercati finanziari venerdì scorso con epicentro l'Italia.

La notizia del vertice d'emergenza convocato dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy in queste ore, prima della riunione dell'Eurogruppo di oggi a Bruxelles (news), ha inoltre alimentato la percezione di un situazione in peggioramento, cui contribuisce anche quanto scritto nel fine settimana dal Financial Times, secondo cui alcuni leader europei sarebbero favorevoli a un "default selettivo" della Grecia, al fine di riportare il debito del paese su un sentiero di sostenibilità.

Altro elemento di incertezza che grava sulla valuta unica è l'attesa per i risultati degli stress test sulle banche continentali, che dovrebbero essere resi noti venerdì. Stress test che, a differenza di quelli dello scorso anno, potrebbero essere vincolanti (secondo quanto emerge da un documento preliminare dell'Ue) ovvero obbligare gli istituti che non dovessero superare le soglie limite a effettuare un aumento di capitale.

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