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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2011 alle ore 08:02.

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dall'inviato Beda Romano
BRUXELLES - I 17 Paesi della zona euro hanno trovato ieri sera un accordo dell'ultima ora per salvare (nuovamente) la Grecia dal tracollo. L'intesa non è quel salto verso un bilancio federale chiesto da molti, ma è comunque il tentativo di creare intorno al Paese mediterraneo un cuscinetto sanitario per evitare un effetto domino (anche se potrebbe scatenare agli occhi delle agenzie di rating un fallimento selettivo).

«Abbiamo deciso una comune risposta - ha detto ieri sera il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy - il nostro obiettivo è migliorare la sostenibilità del debito greco, fermare il rischio contagio, rafforzare gli strumenti nella gestione delle crisi». L'operazione per la mano pubblica ha un valore di 109 miliardi da qui al 2014. Il contributo netto del settore privato è di 37 miliardi. Viene anche citato un buy-back da 12,6 miliardi. Secondo un comunicato particolarmente confuso, il contributo totale netto dei privati è stimato a 106 miliardi nel periodo 2011-2019.

La partita negoziale ha riguardato la partecipazione del settore privato, una richiesta sostenuta dalla Germania per tranquilizzare un'opinione pubblica preoccupata all'idea di pagare per gli errori altrui. Proprio il contributo "volontario" degli investitori avverrà «sulla base di un menu di opzioni», che comprenderà, secondo l'Institute of International Finance, l'associazione bancaria, un rinnovo dei prestiti, uno scambio obbligazionario, e la vendita di titoli a prezzi scontati.

Il pacchetto presentato ieri alla fine di nove ore di intense discussioni tra i capi di Stato e di Governo della zona euro prevede una lunga serie di misure. In primo luogo il fondo europeo di stabilità finanziaria Efsf verrà riformato per permettergli di acquistare obbligazioni sul mercato. L'Efsf potrà anche comprare titoli di Paesi non necessariamente oggetto di un aggiustamento dei conti pubblici.

Il tentativo dei governi è triplo: ridurre l'ammontare del debito pubblico greco, diminuire il costo di servizio del debito e aiutare l'economia. La speranza è che questa strategia, più decisa di quella precedente basata su linee di credito al Paese mediterraneo, si riveli abbastanza convincente agli occhi di mercato ed eviti un effetto contagio che nelle ultime settimane ha sfiorato anche l'Italia.

A complicare i negoziati è stata la necessità di fare quadrare il cerchio: prevedere il contributo dei privati senza provocare quel fallimento sovrano della Grecia respinto da molti Paesi e dalla stessa Banca centrale europea. Ieri sera il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso non ha voluto rispondere a una domanda specifica sulla possibilità che il pacchetto possa scatenare un fallimento selettivo.

In realtà, fonti europee ammettevano ieri che questa eventualità è possibile. Dipenderà dal modo in cui le agenzie di rating valuteranno il buy-back delle singole obbligazioni greche. Non è un caso se ieri durante una rapidissima conferenza stampa, Barroso ha precisato: «Questo pacchetto non è stato messo a punto contro il mercato, ma con il mercato. Solo la Grecia potrà beneficiare di questo coinvolgimento del settore privato».

Più esplicito è stato il presidente della Banca centrale europea che per mesi ha cercato a gran voce di opporsi alla possibilità di un qualsiasi fallimento sovrano. Jean-Claude Trichet ha spiegato che la complessa operazione annunciata ieri sera non prevederà «un evento creditizio». Ma al tempo stesso ha aggiunto: «Non voglio anticipare un giudizio se sui titoli greci scatterà il fallimento» agli occhi delle agenzie di rating.

Sarà questo il pacchetto definitivo che salverà la Grecia dal tracollo e metterà al riparo la zona euro da ulteriori turbolenze? Ieri qui a Bruxelles le delegazioni nazionali lo speravano fortemente. L'insieme delle misure ha il merito di mettere mano sia ai nodi economici che alle urgenze finanziarie. La sfida sarà di convincere i mercati che l'eventuale fallimento selettivo del Paese mediterraneo sarà l'eccezione, e non il primo caso di una serie.

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