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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2011 alle ore 19:19.

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A Piazza Affari si preannuncia una seduta nervosa con pochi spazi per un rimbalzo dopo lo strappo tedesco nella Bce e le voci di un default della Grecia, che hanno affossato i mercati venerdì. Sui listini del Vecchio continente, che nell' ultima settimana hanno lasciato sul terreno un altro 10% (-9,92% l'indice Eurostoxx 50), restano i timori sulla tenuta della zona euro e le conclusioni del G7 non paiono poter gettare molta acqua sul fuoco. Marsiglia è stata annunciata venerdì notte una «risposta internazionale forte e coordinata» e un impegno al taglio del debito e di consolidamento dei bilanci pubblici attraverso politiche che non mettano a rischio la crescita.

Nella stessa sede Francia e Germania sono poi tornate alla carica con la proposta di tassare le transazioni finanziarie. In questo contesto L'Italia rimane osservata speciale e non solo per la spaccatura consumatasi con le dimissioni di Jurgen Stark dal board dell'Eurotower in polemica sul programma di acquisto di governativi italiani e spagnoli. L'idea, ormai diffusa tra gli investitori, è che la manovra potrebbe non essere sufficiente a riequilibrare i conti pubblici e che quindi, a stretto giro, se ne dovrà fare un'altra. «La manovra, che peraltro deve essere ancora approvata, implica una crescita dell'1,8%, ma visto che la crescita con ogni probabilità si fermerà all'1%, la convinzione del mercato è che presto si dovrà mettere in cantiere un altro intervento», argomenta il responsabile di una sala operativa.

«A torto o a ragione i mercati ormai scommettono sull'incapacità di questo governo di far fronte alla crisi» aggiunge un operatore che parla di «vagonate di derivati che si riversano sul mercato, come i Cds che lo stanno strozzando, uniti a voci spesso fatte circolare ad arte». In questa situazione «i listini non hanno neanche più la forza di rimbalzare». Questo, malgrado Milano, in linea con le altre borse del Vecchio continente, nelle ultime cinque sedute abbia perso il 9,91% (è il caso del Ftse Mib), portando le perdite da inizio anno al 30,5% (-25,75% l'indice europeo). Quanto ai titoli di Stato, lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi continuerà a essere influenzato dagli acquisti da parte della Bce. Il differenziale dei rendimenti venerdì è volato a 370 punti base, mentre il record resta quello toccato il 3 agosto a 390 punti.

I dati settimanali
L'indice Ftse Mib segna un ribasso del 6,91%, fermandosi poco sopra la soglia dei 14mila punti, a quota 14.020; All Share a -6,53%. A picco Fiat e le banche. Conseguenze molto negative per i bancari, i primi a subire la mancanza di fiducia sui titoli di stato. Unicredit perde il 15,84%, Intesa il 14,60% con la quotazione sotto la soglia di 1 euro. E ancora Banca Mps -9,19%, Banca Pop Mi-9,28% soffrendo per il rinvio sull'aumento del capitale, che non sarà all'ordine del giorno del prossimo cda. Tra i finanziari male anche Generali (-9,63%), con Fondiaria - Sai-13,59%. Male tutto il gruppo Fiat, con l'auto a -10,49%, Fiat Industrial -13,41%, Exor -12,48%. Nell'energia Enii limita le perdite al -3,41%, Enell cede il 9,20% con un report negativo, mentre Enel Green Power sale dello 0,81%. Balzo di Edison (+7,54%) sulle indiscrezioni di stampa per cui Edf studierebbe un riassetto azionario della controllata, con l'inserimento di un investitore finanziario. Tra le altre blue chip, Mediaset accusa un taglio nel giudizio degli analisti e nel target price, con un -9,20%. Telecom Italia cede l'8,36%. Sul resto del listino sale la Juventus Fc (+10,99%) nella settimana in cui è stato inaugurato lo stadio di proprietà.

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