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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2011 alle ore 12:15.

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Sulla base dei nostri criteri in materia di rating sovrani, recentemente aggiornati, il downgrade è stato determinato prevalentemente dalle valutazioni sui rischi politici e sul debito. Non hanno invece inciso sul downgrade le valutazioni relative ad altri elementi della metodologia adottata, quali struttura economica, fattori esterni e monetari.
L'accresciuta stagnazione della domanda esterna, le misure di austerità del governo e una pressione al rialzo dei costi di finanziamento sia nel settore pubblico che in quello privato potranno tradursi, a nostro parere, in un indebolimento della crescita economica italiana rispetto a quanto previsto nello scenario di base di maggio 2011, quando l'outlook è stato modificato da stabile "a negativo". Riteniamo che l'andamento ad oggi a passo ridotto dell'attività economica italiana renderà difficile il raggiungimento dei nuovi obiettivi fiscali posti dal governo. Inoltre, ciò che noi consideriamo la cauta riposta alle recenti pressioni del mercato indica che il clima di incertezza politica circa le misure da adottare per far fronte ai problemi economici dell'Italia perdurerà anche in futuro.
A nostro parere, i provvedimenti contemplati dal Programma nazionale di riforma dell'Italia (PNR) e i relativi tempi di attuazione contribuiranno probabilmente in minima parte al miglioramento della ripresa economica dell'Italia, in particolare sullo sfondo della difficile situazione finanziaria e del programma di austerità fiscale del governo (v. "Italy Delivers", pubblicato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze in http://www.mef.gov.it/documenti/open.asp?idd=27880).
Le nostre minori aspettative circa le prospettive di crescita dell'Italia derivano anche da importanti ostacoli di natura strutturale come da noi già riporato in passato :
- i bassi tassi di occupazione e la rigida regolamentazione dei mercati del lavoro e dei servizi;
- ciò che noi consideriamo un settore pubblico efficiente;
- flussi di investimenti esteri relativamente modesti.

A nostro parere, le autorità continuano a essere riluttanti ad affrontare tali questioni (v. la nostra analisi integrale sull'Italia pubblicata il 1° dicembre 2010 su RatingsDirect, Global Credit Portal). Ad esempio, notiamo che nel dibattito politico del luglio 2011 sul Decreto Legge n. 98/2001 (convertito in Legge n. 111/2011), una serie di misure proposte sul versante dell'offerta, tra cui la liberalizzazione delle professioni, è stata accantonata o rimandata a causa dell'opposizione interna alla coalizione di governo e in Parlamento.
Il governo prevede che il programma di consolidamento fiscale comporterà un consolidamento fiscale cumulativo pari a circa, complessivamente, Euro 60 miliardi, rimandando i maggiori tagli al 2012 e al 2013 (v. "Italy Delivers", http://www.mef.gov.it/documenti/open.asp?idd=27880).

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