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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2011 alle ore 12:15.

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La nostra analisi macroeconomica inoltre illustra le principali debolezze dell'Italia in termini di credito: anche sotto pressione, le istituzioni politiche italiane, l'incombere dei monopoli, i lavoratori del settore pubblico e i sindacati del settore pubblico privato ostacolano la capacità del governo di rispondere, in maniera decisiva, alla difficile situazione economica. Ad esempio, l'opposizione dei sindacati alla privatizzazione di Alitalia nel 2008 ha posto fine alla previsione di un eventuale rilevamento della società da parte di Air France. La resistenza esercitata in Parlamento nel luglio 2011 ha comportato la rinuncia da parte del governo ad inserire, nella propria agenda legislativa, proposte per la liberalizzazione delle professioni. Le barriere di natura non tariffaria agli investimenti diretti stranieri rappresentano, a nostro avviso, la ragione principale dei relativamente pochi investimenti stranieri diretti in entrata pari al 16% circa del PIL; si tratta di meno della metà rispetto a Francia o Spagna (con, rispettivamente, il 36% e il 46% del PIL) e meno della Germania (27%), nonostante i potenziali incrementi di efficienza derivanti dalle economie di scala nell'ambito del mercato comune europeo.

Con le elezioni nel 2013 e la debole posizione del governo in Parlamento, non è chiaro cosa si potrà fare per superare l'attuale empasse tra le istituzioni politiche e il governo. Riteniamo pertanto che l'Italia continuerà a rimanere vulnerabile ad accresciuti rischi "negativi" ("downside") di natura fiscale, economica e finanziaria.
Come osservato in precedenza, l'applicazione di tre degli elementi dei nostri criteri di valutazione dei rating sovrani, da noi recentemente aggiornati - cioè struttura economica, fattori esterni e monetari – non ha modificato, in modo sostanziale, il nostro parere dal mese di maggio 2011, quando è stato modificato l'outlook dell'Italia da stabile "a negativo", ad oggi. Continuiamo a valutare l'Italia come un Paese ad alto reddito, con un'economia diversificata e pochi squilibri esterni, nonostante, per quel che vediamo, delle prospettive di crescita deboli.

Riteniamo inoltre che i bilanci, sia delle famiglie che delle società, siano relativamente solidi, il che dovrebbe consentire al governo di valorizzare il risparmio locale in modo tale da favorire una più graduale consolidamento fiscale rispetto ad altri Paesi vicini dell'area sud-europea. Alla fine del 2010, il settore non bancario dell'Italia registra una posizione creditoria sostanziale netta verso l'esterno; per contro, la posizione debitoria netta verso l'esterno del settore pubblico risulta pari a Euro 804 miliardi (52% del PIL). Osserviamo che recentemente il disavanzo delle partite correnti ha superato il 10% delle entrate correnti, ma prevediamo in futuro un'inversione di tendenza.
Prevediamo che il governo, in considerazione della difficile situazione fiscale, fornirà al sistema bancario nel breve termine un'assistenza diretta limitata e ci aspettiamo che la maggior parte dei Tremonti bond emessi da quattro istituti bancari nel corso della recessione del 2008-2009 per rafforzare il proprio capitale di vigilanza 'Tier 1' verranno rimborsati quest'anno.

Le prospettive (outlook) negative riflettono l'opinione di Standard & Poor's circa i rischi di raggiungimento degli obiettivi fiscali del governo nel periodo 2011-2014 e circa le incertezze relative all'attuazione puntuale delle riforme volte a favorire la crescita. A nostro parere, tali rischi darebbero vita ad un crescita più debole di quanto assunto nel nostro rivisto scenario di base . Inoltre, la paralisi politica potrebbe contribuire a ritardare le risposte politiche alle sfide macroeconomiche e potrebbe comportare notevoli slittamenti di natura fiscale.
Ove uno o più dei predetti rischi si materializzasse, il debito pubblico generale netto dell'Italia potrebbe aumentare rispetto all'attuale livello, peraltro già elevato. In tal caso, potremmo abbassare nuovamente i rating di breve e lungo termine. Un abbassamento dei rating potrebbe verificarsi anche se, contrariamente alle nostre previsioni, il disavanzo delle partite correnti rimarrà al di sopra del 10% delle entrate correnti anche dopo il 2013. Ciò potrebbe verificarsi se la bilancia commerciale italiana non migliorerà oppure se i disavanzi continueranno a crescere a causa dell'aumento dei costi di finanziamento.

D'altro canto, se il governo riuscirà ad ottenere il sostegno politico necessario per attuare riforme strutturali intese a promuovere la crescita, le quali, a loro volta, finiranno col favorire una riduzione sostanziale del debito pubblico netto nel medio termine, potremmo confermare i rating al livello attuale.
Come sempre accade, i rating sugli emittenti e le emissioni che dipendono dai rating a breve e lungo termine della Repubblica Italiana potrebbero a loro volta essere soggetti a modifica a causa dell'odierna azione di rating.
Criteri e ricerche correlati
· Sovereign Government Rating Methodology And Assumptions, 30 giugno 2011
· Criteria For Determining Transfer And Convertibility Assessments, 18 maggio 2009
· Credit FAQ: Why We Revised The Outlook On Italy To Negative, 23 maggio 2011
· Research Update: Republic of Italy Outlook Revised To Negative On Risk Of Persistent High Debt Ratio; 'A+/A-1+' Ratings Affirmed, 20 maggio 2011

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