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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2011 alle ore 11:37.

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BRUXELLES – Dopo oltre 10 ore di aspri negoziati i 17 paesi della zona euro hanno messo a punto nella notte un nuovo piano di salvataggio della zona euro che prevede tra le altre cose una riduzione del debito greco di circa 100 miliardi di euro e il potenziamento del fondo di stabilità europeo da 440 miliardi a 1000 miliardi di euro.

L'operazione prevede da un lato una ricapitalizzazione delle banche, e dall'altro una decurtazione del debito greco in mani private del 50%. A questo si aggiunge, come detto, un rafforzamento dell'EFSF, il fondo chiamato ad aiutare i paesi in difficoltà con il compito tra le altre cose di acquistare debito pubblico sul mercato.

"Un accordo su un piano globale è stato trovato", ha detto questa notte alle 4 del mattino il presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy. Le trattative sono state aspre e hanno visto uno duro scontro tra Francia e Germania proprio sull'ammontare della decurtazione da applicare al debito greco in mano agli investitori privati.

Si è trattato di rimettere mano all'accordo del 21 luglio, invecchiato nel frattempo a causa del rallentamento economico e dell'andamento dei mercati. La Germania voleva un haircut del 60%, ma la Francia e la Banca centrale europea sono riusciti a evitare una soluzione di questo tipo che sarebbe stata vista dagli investitori come un fallimento sovrano.

In compenso, il rafforzamento dell'EFSF – da 440 a 1000 miliardi – è probabilmente deludente agli occhi dei mercati: si sperava in qualcosa di più radicale, di più credibile. Evidentemente, non è stata trovata la formula accettabile per tutti. La stessa Germania aveva posti limiti alle nuove garanzie che avrebbe potuto offrire in questo caso.

Oltre ad assicurare emissioni obbligazionarie l'EFSF beneficerà di un veicolo speciale che dovrebbe attirare investimenti pubblici e privati da usare sul mercato dei debiti europei. Impossibile tuttavia per ora dare stime concrete sul possibile ammontare di questo strumento finanziario. La Francia ha intenzione di chiedere l'aiuto della Cina.

In un comunicato a metà dei lavori del consiglio europeo qui a Bruxelles, i governi dell'Unione hanno ammesso che restaurare la fiducia sui mercato è una necessità ormai "urgente". In questo senso hanno deciso di chiedere agli istituti di credito di portare il loro Core Tier One al 9% entro il 30 giugno 2012.

La cifra del 9% è elevata, vicina a quanto richiesto dalle regole di Basilea III che entreranno a regime nel 2019. "Vi è un ampio accordo per chiedere un criterio patrimoniale significativamente più elevato, del 9% (…), dopo avere tenuto conto di una valutazione di mercato delle esposizioni al debito sovrano", si legge nel comunicato pubblicato ieri sera.

"Questa valutazione prudente – basata sui prezzi al 30 settembre – non avrà un'influenza sulle regole di contabilità finanziaria oggi in vigore", hanno precisato i governi nazionali. La scelta è chiara: rendere l'esercizio credibile. "E' una misura una tantum", ha rassicurato il ministro delle Finanze polacco Jacek Rostowski.

Di solito, i calcoli dei coefficienti patrimoniali prevedono che gli investimenti in obbligazioni sovrane siano considerati sicuri. La decisione peserà soprattutto sulle banche spagnole, italiane, francesi e greche, più esposte ai paesi in crisi finanziaria. L'autorità bancaria europea ha stimato la ricapitalizzazione italiana a circa 15 miliardi di euro.

L'Europa è riuscita dopo lunghi negoziati, iniziati in realtà venerdì, a trovare un'intesa su un pacchetto globale. A prima vista però il nuovo salvagente rischia di deludere chi si aspettava qualcosa di più innovativo. Non è un caso se il presidente francese Nicolas Sarkozy ha salutato con soddisfazione il nuovo impegno della Bce.

Qualche ora prima del vertice di mercoledì sera, il prossimo presidente Mario Draghi ha annunciato che "l'Eurosistema è determinato, con le sue misure non convenzionali, a evitare che i malfunzionamenti sui mercati monetari e finanziari ostacolino la trasmissione monetaria". In altre parole gli acquisti di obbligazioni probabilmente proseguiranno.

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