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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2011 alle ore 08:11.

L'Autorità europea per le banche (Eba) chiede a UniCredit in via preliminare un buffer di capitale complessivo pari a 7,379 miliardi di euro. La cifra corrisponde alla metà di quanto richiesto dall'Eba alle banche italiane (14,7 miliardi) ed è poco sopra le attese del mercato che stimava un range compreso tra i 5 e i 7 miliardi. Intesa Sanpaolo, invece, unica tra le grandi banche nazionali, fa già sapere che il gruppo non presenta un fabbisogno di ulteriore capitale. Sia per piazza Cordusio sia per Ca' de Sass si tratta di stime preliminari dato che solo a novembre l'Eba fornirà maggiori indicazioni, necessarie per poter poi predisporre i piani di rafforzamento. Ma qualche certezza c'è già: a rischio ci sono i dividendi e un ulteriore massiccio impegno delle Fondazioni, soci forti delle maggiori banche italiane e già in difficoltà. Nell'attesa di decisioni definitive, ieri la Borsa ha comprato a piene mani sia Intesa Sanpaolo (+10%), sia UniCredit (+7,49%).

Per UniCredit 7 miliardi

La nota di Piazza Cordusio è arrivata a Borse chiuse e, in un certo senso, non ha stupito i mercati finanziari che da tempo si esercitavano sulla possibile entità dell'aumento di capitale di UniCredit. La banca di Piazza Cordusio ha fatto sapere che «sulla base delle informazioni dell'European banking Authority, il buffer di capitale complessivo individuato per UniCredit è preliminarmente stimato pari a 7.379 milioni di euro». Tuttavia – si aggiunge – tale importo sarà rivisto sulla base dei dati di fine settembre e sarà analizzato dalla banca e dalle autorità di vigilianza. «Sarà questo secondo importo a costituire il riferimento per i piani necessari a rafforzare il livello di patrimonializzazione che dovrà essere raggiunto entro il giugno del 2012». La banca di Piazza Cordusio, poi, fa sapere di essere al lavoro per individuare le azioni di capital management atte a raggiungere gli obiettivi del gruppo, che terranno conto delle indicazioni pervenute dall'Eba. E ricorda, inoltre, «che, tenendo conto dei Cashes per il computo del Core Tier 1, il buffer di capitale si riduce a 4.396 milioni di euro». In pratica l'ammontare definitivo della ricapitalizzazione dipenderà proprio dalla «natura» dei cashes, sulle quali è in corso una ristrutturazione appesa al giudizio di Bankitalia, chiamata a verificare la computabilità o meno delle azioni quali Core Tier 1. Si vedrà se le modifiche convinceranno l'Eba. Il principio generale Eba è infatti che i vecchi ibridi in circolazione non possono considerarsi common equity a meno che non vengano ristrutturati come capitale di elevata qualità.

Infine, per UniCredit c'è anche il tema Sifi, ovvero le istituzioni finanziarie di «interesse sistemico» di cui fa parte: il Comitato di Basilea ha previsto che dovranno possedere un capitale addizionale - tra l'1 e il 2,5% - oltre a quello rischiesto per tutti gli istituti di credito da Basilea 3 ovvero il 7 per cento. E il prossimo G20 (a Cannes il 3 e 4 novembre) che ratificherà i requisiti richiesti alle Sifi alzerà finalmente il velo sulle soglie definitive dei valori patrimoniali. «La cifra comunicata dall'Eba non ci sorprende. Sono 7,3 miliardi, però senza considerare i cashes, è quindi gestibile», ha dichiarato ieri Federico Ghizzoni. «Stiamo lavorando - ha aggiunto - i nostri piani non cambiano rispetto al piano industriale e a tutto il resto».

Nessun aumento per Intesa

Per Intesa Sanpaolo, invece, non c'è alcuna necessità di capitale aggiuntivo dopo la ricapitalizzazione di 5 miliardi varata prima dell'estate. Su questo punto Ca' de Sass è stata chiara: «A seguito delle stime dell'Eba in merito alle necessità di ricapitalizzazione del sistema bancario europeo, Intesa Sanpaolo comunica che il gruppo non presenta un fabbisogno di ulteriore capitale». La banca guidata da Corrado Passera snocciola poi i coefficienti patrimoniali: «Al 30 giugno 2011 il Core Tier 1 ratio del gruppo era pari al 10,2% – sottolinea il comunicato –, valore che scenderebbe a circa il 10% applicando agli attivi ponderati per il rischio alla stessa data l'incremento previsto dalla normativa Crd3, come richiesto dall'analisi dell'Eba». Intesa Sanpaolo aggiunge poi che considerando il buffer calcolato dall'Eba a fronte dell'esposizione ai rischi sovrani alla stessa data ma valutata ai prezzi del 30 settembre 2011, il Core Tier 1 ratio risulterebbe pari a circa il 9,2%, valore comunque superiore al 9% minimo richiesto. Insomma, nonostante il risultato vada considerato «preliminare», la banca resta fuori dal pacchetto aumenti di capitale imposto dall'Eba. Confermando dunque quanto dichiarato solo qualche giorno fa da Passera che ha escluso categoricamente altre ricapitalizzazioni: «Noi abbiamo fatto l'aumento di capitale in tempo, siamo già oltre il 10% di Core Tier 1».

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