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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2011 alle ore 08:11.

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Le prospettive del nuovo Governo dovrebbero calmare le tensioni. Ma fino a quando?
«Ovviamente i mercati finanziari gradiranno il cambio, ma il rischio è che sia una luna di miele di breve durata. Al di là della prima euforia, bisognerà mettere mano ai problemi veri, che non si risolvono certo diminuendo il numero delle auto blu o con misure del genere. Non va dimenticato che corriamo il rischio di rinnovare una parte dei 1.900 miliardi di debito che scadranno nei prossimi mesi a un tasso molto più elevato di quello di crescita nominale del nostro Pil. Inoltre, con una pressione fiscale superiore al 40%, c'è poco spazio per nuove misure restrittive».
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Spesso si ragiona sul debito pubblico contrapposto alla ricchezza delle famiglie. È giusto?
«Secondo me è fuorviante. Trasferire la ricchezza dal pubblico al privato è semplice, basta diminuire le tasse. Fare il contrario è ben più difficile, anche per l'elevato carico fiscale esistente. Quindi, da questo punto di vista, coniugare risanamento e rilancio economico è davvero difficile. Chiunque sia alla guida del Governo».
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Il rilancio economico si gioca su capitale produttivo e lavoro?
«Certo. E se non vi sarà una ripresa dovremo fare in modo che il capitale investito nei fattori produttivi sia meno penalizzato, dal punto di vista fiscale, di quello messo a rendita».
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Conviene comprare da subito i titoli di Stato italiani o è meglio aspettare?
«A questo punto si può iniziare a ricomprare un po' di titoli di Stato italiani». Mauro Vicini, responsabile della ricerca a Websim, è cautamente ottimista sulle prospettive del nostro mercato del debito sovrano. Naturalmente, «bisogna essere consapevoli che la crisi, certo non ancora finita, continuerà a provocare una forte volatilità sul mercato».
La questione resta però soprattutto politica. Gli investitori internazionali ci chiedono solidità di governo per poter attuare tutte le manovre e le riforme necessarie per mettere "in sicurezza" il sistema Italia. «Vero - conferma responsabile della ricerca a Websim -. Un Governo di larghe intese, come quello che sembra profilarsi sotto la guida di Mario Monti, sarebbe certo ben accolto dai mercati, anche se dovrà varare misure drastiche e dolorose per dare una sterzata all'indebitamento del debito pubblico e riconquistare la fiducia internazionale. Lo si è già visto fra giovedì e venerdì, con lo spread fra i decennali italiani e tedeschi sceso sotto quota 500, proprio per la scommessa sul rapido varo di un esecutivo a guida tecnica».
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In ogni caso i problemi economici strutturali dell'Azienda Italia per ora restano tutti. Con quali possibili conseguenze?
«Ovviamente sì - risponde Vicini -, i problemi strutturali non si cancellano e non sarà neppure facile risolverli. Per ora crediamo sia comunque una scelta premiante scommettere su un recupero "psicologico" dei titoli di Stato italiani. Anche perché non dovrebbero essere colpiti da eventuali misure di tipo patrimoniale e, nonostante il lieve miglioramento nelle ultime sedute della scorsa settimana, offrono ancora ritorni estremamente interessanti a chi vuole investire per mantenere i titoli fino alla scadenza e comunque non per motivazioni puramente speculative perché – su questo bisogna stare attenti – nel breve la volatilità resterà molto alta».
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Quali sono le opportunità più interessanti che si possono trovare sul mercato?
«Ne abbiamo individuate alcune - sottolinea ancora Vicini -, tutte con un rendimento compreso fra il 5,5% e poco più del 6% netto all'anno (i timori sull'Italia hanno appiattito la curva). Per esempio, il BoT con scadenza 15 ottobre 2012 (scadenza circa fra un anno), piuttosto che il CTz 30 settembre 2013 (2 anni), il BTp 1° novembre 2013 (2 anni), il BTp 1° novembre 2015 (circa quattro anni alla scadenza) e, per chi vuole una scadenza lunga, il BTp 1° settembre 2021 (dieci anni).
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Perché l'oro non può essere considerato un bene rifugio del tutto affidabile?
Negli ultimi tempi il metallo giallo si è mosso in modo correlato soprattutto con i listini azionari. La stessa crisi del debito italiano non lo ha rafforzato come sarebbe stato nelle attese. I "drive" teorici per un rialzo restano molti: primo fra tutti il timore di una ripresa inflazionistica legata ai "quantitative easing". Ma per l'oro rimangono elevati anche i rischi di volatilità.
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