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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2011 alle ore 17:13.
Conto alla rovescia per il piano industriale di UniCredit, ma scenario ancora incerto per l'aumento di capitale fino a 7,5 miliardi di euro, atteso dal mercato dopo le indicazioni dell'European banking authority, e finora mai confermato dalla banca. Sono i due dossier che si troveranno sul tavolo del Comitato Strategico di domani mattina, oltre ai conti trimestrali, in vista del consiglio di amministrazione del mattino seguente, a cui spetta l'ultima parola su entrambe le questioni.
Per la banca è arrivato il momento di fare chiarezza, alla luce anche della girandola di indiscrezioni degli ultimi giorni. Se il piano è agli ultimi ritocchi, sull'aumento non è escluso un primo annuncio, con un rinvio dell'operazione a tempi migliori per le Borse dopo la volatilità degli ultimi tempi, come ha fatto Banca Pop Mi. Per procedere, infatti, c'è tempo fino ad aprile, quando scade l'impegno delle banche coordinatrici. Tra queste Bofa-Merrill Lynch e Mediobanca, a cui è richiesta una copertura fino a 1,1 miliardi di euro a testa.
Non è un mistero che il Comitato Strategico di Piazza Cordusio si riunisca proprio mentre a Roma sono in corso le consultazioni per formare il governo guidato da Mario Monti. Sul professore della Bocconi i mercati hanno già espresso il loro placet, premiando ieri Piazza Affari (Ftse Mib +3,6% e Unicredit +5,43%) e riducendo lo spread tra i Btp italiani ed i Bund tedeschi. Un suo successo - secondo gli osservatori - potrebbe risollevare la Borsa di Milano, attualmente sotto di oltre il 21% da inizio anno, con Unicredit sotto del 46,71%.
È accertato poi che i 3 miliardi di "cashes" convertibili in azioni già emesse, che Mediobanca ha in custodia, possono contare per l'80% nel computo del Core Tier 1, ma restano ancora dubbi sulla disponibilità dei piccoli soci a iniettare nuovo capitale. Dovrebbe sottoscrivere la Fondazione Banco di Sicilia, che secondo il presidente Giuseppe Puglisi «non può permettersi di svalutare o diluire la partecipazione in UniCredit», mentre è incerto il sì di Manadori (Reggio Emilia) e Cassamarca (Treviso); più possibilista invece CrTrieste.
Di sicuro potrebbe fare gola il 40% di ridistribuzione dell'utile previsto, secondo le indiscrezioni, a fine piano. Per arrivarci la banca non esclude tagli al personale, con 400 addetti alla ricerca azionaria in Europa Occidentale, di cui 150 in Italia, e al rapporto tra raccolta e impieghi. Per il trimestre, invece, l'utile netto atteso dagli analisti crolla a 6 milioni di euro dai 334 milioni dello stesso periodo del 2010, mentre per l'intero esercizio è prevista una crescita a 1,96 miliardi, a fronte dei precedenti 1,32 miliardi.
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