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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2012 alle ore 14:20.

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Sarà una settimana decisiva per il debito pubblico italiano con l'appuntamento dell'asta BTp a cinque e 10 anni, in calendario domani mattina. Dopo il successo degli ultimi collocamenti di titoli a breve termine, il Tesoro spera di approfittare del vento favorevole che sta ridando fiducia ai mercati italiani. L'asta italiana non sarà l'unica in Europa: in agenda lo stesso giorno è fissato il collocamento del Tesoro francese di titoli a breve termine e giovedì quelli a scadenza più lunga 2018, 2020, 2022, mentre mercoledì è la volta della Germania con l'asta del decennale per 5 miliardi.

La novità dell'asta di lunedì è la concomitanza del collocamento delle scadenze a 5 anni e a 10 anni, nel primo caso per un controvalore tra 4,5-6 miliardi, mentre per il decennale il range di offerta è stato fissato tra uno-due miliardi: se la richiesta dei mercati lo consentirà, il Tesoro potrebbe collocare fino ad un massimo di 8 miliardi di euro. Il mercato sarà chiamato anche a valutare l'ultima decisione sul rating alla luce dell'annuncio di venerdì dell'agenzia Fitch che ha abbassato il merito di credito del debito sovrano italiano da "A+" ad "A-". Una mossa annunciata dopo il taglio di Standard & Poor's del rating di nove Paesi europei tra cui l'Italia. Moody's, l'altra importante agenzia di valutazione, aveva modificato il giudizio lo scorso ottobre, prima dell'avvento del nuovo governo Monti.

Finora le decisioni sui rating europei non hanno avuto forti ripercussioni sui mercati, al punto che i rendimenti dei titoli governativi, compresi quelli dell'Italia, hanno cominciato a ridursi a partire da quel venerdì 13. Neppure le Borse sembrano risentirne, lasciandosi alle spalle una settimana positiva su quasi tutti i listini europei: Piazza Affari è stata la migliore con un rialzo settimanale del 2,01%.

Per l'asta di lunedì, le prime indicazioni confermerebbero il trend ribassista: venerdì il nuovo benchmark a 5 anni, scadenza maggio 2017, veniva prezzato in un range tra 4,8% e 4,9% (venerdì sul secondario la scadenza analoga aveva chiuso a 4,78%) in netto ribasso dal 6,1% di fine anno e dal massimo di 7,57% toccato il 9 novembre scorso. La scadenza a 10 anni del titoli in asta lunedì, venerdì si collocava in un range tra 5,85% e 5,9%, sotto la soglia psicologica del 6%, livello rotto giovedì scorso, mentre sul secondario il decennale venerdì ha terminato a 5,91 per cento. In tre aste, il Tesoro ha collocato 31 miliardi di euro (livello che esclude l'asta di domani), assorbiti a tassi in calo che si traducono in risparmi di 4 miliardi di euro per ogni punto percentuale in meno.

Sul secondario i titoli hanno avuto un buon andamento e in alcuni casi i prezzi sono saliti, un segnale che gli investitori hanno ricominciato ad acquistare i titoli italiani e che l'attività non si limita agli specialist. All'asta di venerdì, il BoT a sei mesi per 8 miliardi di euro è stato collocato a rendimenti in discesa all'1,97% al di sotto del 3,25% pagato un mese prima, ben lontano dal 6,5% dell'asta dello scorso novembre. Il risultato di venerdì è stato il più basso dallo scorso maggio e molto vicino al rendimento dell'1,85% dell'asta spagnola di qualche giorno prima per 1,1 miliardi, scadenza sei mesi, tutti segnali che vanno nella direzione di un allentamento delle tensioni, mentre sono ancora alla ricerca di una soluzione i casi della Grecia e del Portogallo.

L'interrogativo ora è se il mercato confermerà la discesa dei rendimenti anche per le scadenze medio lunghe e non solo per quelle fino a tre anni, beneficiate dai flussi di liquidità raccolti attraverso il rifinanziamento presso la Bce di fine dicembre (tre anni all'1% per importi illimitati). Solo in quel momento si potrà finalmente parlare di un ritorno di ottimismo anche sul rischio Italia. Qualcuno si spinge a dire che c'è un ritorno dei real money alla ricerca di rendimento, una strategia che finora è valsa per le scadenze a breve termine: soltanto domani si potrà verificare se anche per le scadenze medio e lungo termine siamo di fronte a una svolta.

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