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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2012 alle ore 20:10.
L'ultima modifica è del 29 marzo 2012 alle ore 10:59.

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Corsa contro il tempo per l'Eurozona, che deve cercare un accordo sull'aumento del fondo salva-Stati prima che un altro Paese, la Spagna, venga irrimediabilmente travolto dal ciclone della crisi che comincia a far sentire i suoi effetti: le voci su una possibile richiesta di aiuti Ue da parte di Madrid già circolano, così come le doverose smentite del governo e le rassicurazioni di Bruxelles. Ma le Borse e gli spread non si tranquillizzano, memori di una storia già vista con la Grecia.

La messa in sicurezza della Spagna, e di tutti gli altri Paesi vulnerabili, è nelle mani dei ministri delle Finanze della zona Euro che si vedranno il 30 e 31 marzo a Copenaghen, nella riunione informale che dovrà dare il via libera al nuovo maxi fondo salva-Stati. I responsabili delle economie dell'euro non possono fallire, altrimenti il G20 ad aprile non farà la sua parte, ovvero non aumenterà i fondi per l'Eurozona come promesso. I partner internazionali vogliono che l'Europa faccia la sua parte prima di mettere mano ai cordoni della borsa, e vogliono vedere un fondo che abbia almeno tre zeri.

Ipotesi a 950 miliardi, ma Schaeuble tratta al ribasso
Secondo le cifre che circolano sul tavolo dei 17 ministri, una delle ipotesi in discussione si avvicina alle aspettative dei partner stranieri ma sfrutta un meccanismo piuttosto complicato: sulla carta, si somma il fondo permanente Esm da 500 miliardi (in funzione dal prossimo luglio), a quello temporaneo Efsf, da 450 miliardi, avvicinandosi molto alla cifra a tre zeri.

Ma in pratica, 200 miliardi dell'Efsf è come se non ci fossero, perché sono già impegnati per Grecia, Portogallo e Irlanda, e quelli che restano, cioè 250 miliardi, saranno disponibili «solo in circostanze eccezionali dopo una decisione unanime dei capi di Stato e di governo dell'area Euro, e solo se la capacità dell'Esm si dimostri insufficiente».

Si tratterebbe, in sostanza, di una mediazione tra i suggerimenti della Commissione Ue, che vuole una somma dei due (940 miliardi), e la posizione della Germania. Secondo le ultime dichiarazioni del ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, il fondo salva-Stati dovrebbe avere una dotazione di circa 800 miliardi di euro, cifra inferiore quindi alla proposta della Commissione. Schaeuble lo ha sostenuto parlando a un convengo all'Università di Copenaghen. Insomma, un compromesso al ribasso, ma pur sempre qualcosa in più della cifra dichiarata dalla cancelliera Angela Merkel (700 miliardi). Il ministro Schaeuble ha precisato inoltre che «la Germania non accetterà nè gli Eurobond nè l'ipotesi di trasformare la Bce in 'prestatore di ultima istanza».

Per Berlino, che oggi ha replicato alle richieste dell'Ocse di portare il firewall a mille miliardi, proposte più generose «contribuiscono ad agitare i mercati, i cui segnali positivi non dovrebbero invece essere messi a rischio». L'Ocse si era anche detto convinto che nessuna sommatoria sarebbe abbastanza, ma l'Eurozona esclude un aumento delle risorse già stanziate dagli Stati, ovvero 80 miliardi di euro "cash" che fanno scattare il meccanismo di garanzie che porta ai 500 miliardi dell'Esm.

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