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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2012 alle ore 18:45.
È molto probabile che il rating di Italia e Spagna venga ancora tagliato sia da Moody's che da Standard & Poor's nel corso di quest'anno. Ne sono convinti gli economisti e gli analisti finanziari di Citigroup. Secondo un report citato da Bloomberg «il calo del sostegno dell'opinione pubblica nei confronti del premier Monti suggerisce che ci saranno difficoltà crescenti nell'implementare riforme strutturali».
Nei prossimi due o tre anni «ci aspettiamo che il rating dell'Italia scenda di due gradini a BBB- e quello di Moody's di tre gradini a Baa3», prosegue il report degli analisti di Citigroup. Cioè a solo un gradino al di sopra del livello "junk", quello dell'area definita di "non-investment grade".
Un'altra mazzata a Italia e Spagna arriva da Moody's Analytics, che (secondo il sito del quotidiano inglese Telegraph) ritiene che gli attuali tassi d'interesse sui decennali siano a livelli insostenibili. Se resteranno così alti a lungo si rischia, soprattutto per la Spagna, il default. L'Italia riuscirebbe a sostenere il debito se i tassi sui decennali tornassero a 4,2% (ora viaggiano intorno al 5,6%, con uno spread con il Bund che sfiora i 400 punti).
E pensare che appena ai primi di marzo l'azione del Governo Monti aveva quasi fatto cambiare idea all'agenzia di rating numero uno al mondo. L'Italia, declassata di due gradini alla "BBB+" da Standard & Poor's con prospettive negative lo scorso gennaio, «potrebbe riguadagnare un outlook stabile nei prossimi 24 mesi», aveva spiegato Myriam Fernandez de Heredia, managing director responsabile dei rating sovrani di S&P in Europa, Medio oriente e Asia. Tutto sarebbe dipeso «dall'andamento del debito, della crescita e dell'impatto delle riforme varate dal Governo Monti sull'andamento economico». Evidentemente, negli ultimi 50 giorni qualcosa non è andato per il verso giusto.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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