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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2012 alle ore 16:24.

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Che fine farà la Grecia se dopo le elezioni di giugno i partiti decideranno di non rispettare gli impegni per la restituzione del debito e l'Europa deciderà di abbandonarla al suo destino, fuori dall'Euro? Il ritorno della Dracma – che tanto ha spaventato i mercati – potrebbe aprire nuovi scenari sul risiko dell'economia mondiale. Con la Grecia che potrebbe diventare terreno di conquista da parte dei mercati limitrofi. Indifesa agli attacchi che potrebbero arrivare, in particolare, dalla Turchia, la "Cina dietro l'angolo", non più interessata a entrare nella Ue in crisi ma piuttosto a sviluppare la sua influenza nei paesi limitrofi: un nuovo Impero Ottomano - questa volta economico-finanziario - deciso ad attaccare il vecchio continente.

Nuovi assetti ai confini dell'Europa
In questo scenario, infatti, il mercato colonizzatore più accreditato per "invadere" la Grecia non sembra quello europeo – azzoppata dalla crisi interna e da chi vuole il rigore a tutti i costi – ma proprio quello della Turchia. La tigre Asiatica, nemico storico nella Grecia, con un Pil che dal 2009 è cresciuto di oltre il 10%, sembra avere le carte in regola per annettere, economicamente, la Grecia.

Se la Tigre asiatica irrompe nella culla della civiltà
Con i suoi 85 milioni di abitanti, la Turchia è oggi, di fatto, la quarta nazione per popolazione in Europa. Un'Europa in difficoltà, che vista dall'Asia perde ogni attrattiva. Così, se fossero due aziende, Grecia e Turchia si starebbero studiando. La prima si sentirebbe una preda. La seconda, starebbe valutando l'ipotesi di acquisire un concorrente che rappresenta una strategica porta d'accesso per il mediterraneo. E che oggi sarebbe sul mercato "a prezzi di saldo".

Pil e disoccupazione a confronto
La metafora, utile per capire gli equilibri in gioco, aiuta anche a leggere i dati (reali) delle due economie. Il Pil turco è 3 volte quello greco. Nella penisola che fu di Pericle e Platone, la disoccupazione oggi supera il 30%, mentre nella vasta regione dell'Ex impero ottomano è stata ridotta al 10%, grazie al boom dei settori industria e agricoltura. Tanto che i scappati all'estero tornano in patria per fondare start up.

Mentre la Grecia crolla, la Turchia corre
Anche i dati eleborati dall'Ufficio studi del Sole-24 Ore mostrano come la Turchia sia molto più solida della Grecia (si veda anche la tabella allegata). Cominciamo dall'andamento del Pil: nel 2009, 2010 e 2011 il Prodotto interno lordo in Turchia è cresciuto, rispettivamente, dello 0,21, del 15,87 e del 18,17%. Nello stesso periodo, in Grecia è arretrato (-0,8, -2,06 e -5,37%). Il rapporto deficit/pil turco è al -0,27%, quello greco al -9,17%.

Stessi equilibri per il valore assoluto del debito pubblico: in Turchia è pari a 221,96 miliardi di euro, in grecia supera il 355 miliardi di euro. Anche la struttura economico finanziaria dei due paesi disegna un Davide e un Golia: la capitalizzazione delle borse, in Turchia, è sette volte superiore a quelle della Grecia (250mila milioni di dollari contro 35mila). Il tutto si riflette nel rendimento dei titoli di stato a 10 anni: un buono emesso dal governo turco rende oggi il 9,2%. Quello greco, se mai sarà riscosso, offre rendimenti del 27,67%.

Forti margini per nuove relazioni commerciali
Oggi la Grecia non compare tra i primi dieci paesi per volumi di import-export della Turchia (guidata dalla Germania, che non ha caso guida l'asse dei Paesi che spingono per una Turchia fuori dall'euro). La Grecia, inoltre, è solo decima nella classifica dei Paesi che hanno investito in Turchia: con un valore pari a 6.647 milioni di dollari, Atene detiene il 3,7% degli investimenti stranieri in Turchia. Il valore è in crescita (+21,7% nel 2010) ma lontano da quello, per esempio, di Paesi Bassi (38.257 milioni di dollari), Germania (17.370) e Usa (15.208). I dati descrivono relazioni commerciali tutte da costruire: situazione che potrebbe ulteriormente alimentare le mire di espansione economica della Turchia nell'area del Peloponneso.

Europa artefice del proprio destino
Con la locomotiva Cina che continua e correre e la Turchia che ora non bussa più all'Europa per entrare, ma per conquistare pezzi importanti dell'economia del vecchio continente, si delinea, almeno sui mercati, il ritorno il chiave economico-finanziaria dell'Impero Ottomano? Domanda suggestiva, cui oggi è difficile rispondere. Molto dipenderà dalle scelte che deciderà di fare, o non fare, l'Europa, in queste ore cruciali in cui sta scrivendo il destino della Grecia. Che è anche - come in ogni tragedia che si rispetti – anche il destino dell'Europa.

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