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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2012 alle ore 17:53.
L'ultima modifica è del 02 luglio 2012 alle ore 14:36.

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Jyrki Katainen (Afp)Jyrki Katainen (Afp)

I mercati azionari proseguono in rialzo dopo lo straordinario allungo di venerdì seguito alla conclusione (migliore del previsto) del Consiglio europeo. Adesso gli operatori si aspettano una mossa della Banca centrale europea che il 5 luglio, come ogni primo giovedì del mese, si riunirà per orientare la politica monetaria. Cè chi ipotizza che Mario Draghi possa far scendere per la prima volta nella storia dell'euro il tasso di riferimento sotto l'attuale minimo storico dell'1%.

Le decisioni della Bce sono una delle prossime incognite su cui si interrogano investitori e risparmiatori. A questa si unisce il ruolo di Finlandia e Olanda nella partita a scacchi tra i 17 Paesi dell'area euro per rafforzare la moneta unica e l'area, rendendo meno vulnerabili i debiti sovrani.

Dal Nord Europa, infatti, questa mattina sono arrivate dichiarazioni che rischiano di indebolire l'efficacia dei risultati ottenuti nel vertice Ue in occasione del quale, tra le varie novità (unione bancaria europea con sorveglianza che passa alla Bce, Esm - meccanismo di stabilità permanente - con poteri di ricapitalizzare direttamente le banche, unione economica e pacchetto crescita da 120 miliardi), si è deciso di potenziare il ruolo del nascente Esm (inaugurato a luglio in sostituzione del fondo salva-Stati, con al momento una dotazione finanziaria da 500 miliardi) dotandolo della capacità di acquistare titoli di Stato per frenare eventuali scorribande all'insù degli spread, senza l'autorizzazione della Troika (Ue-Bce-Fmi, come attualmente previsto) ma con un intervento delle banche centrali dei singoli Paesi membri, coordinate dalla Bce.

In una nota al Parlamento il primo ministro della Finlandia, Jyrki Katainen ha comunicato di non essere d'accordo con l'intervento dell'Esm per acquistare bond sovrani sul mercato secondario, ritenendolo «un'inefficiente via per stabilizzare i mercati».

Della stessa opinione l'Olanda. Niels Redeker, portavoce del ministro delle Finanze olandese, ha ribadito che il Paese «non è a favore dell'acquisto di obbligazioni» da parte dell'Esm.

I nodi sullo scudo anti-spread - come è stato definito il piano di intervento dell'Esm sui bondi sovrani che al vertice di Bruxelles del 28-29 giugno ha ricevuto l'ok della cancelliera tedesca Angela Merkel - dovranno essere sciolti all'Eurogruppo del 9 luglio.

Secondo il primo ministro finlandese la decisione di permettere al fondo Esm di acquistare bond sovrani dovrebbe essere presa all'unanimità dei 17 Paesi, mentre il regolamento del fondo prevede una maggioranza qualificata dell'85%.

Secondo Olli Rehn si tratta di un bluff
La minaccia del governo finlandese di porre il veto all'eventuale attivazione del meccanismo anti-spread, voluto e ottenuto dall'Italia durante il vertice Ue della settimana scorsa, è un bluff. È quanto risulta da una lettura attenta del trattato dell'Esm, il fondo di salvataggio permanente dell'Eurozona, confortata dall'interpretazione del nuovo portavoce del commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn.
Come ha confermato il portavoce, Simon O'Connor, l'eventuale "no" dei finlandesi all'acquisto sul mercato secondario, da parte dell'Esm, dei titoli di Stato di un Paese sotto l'attacco dei mercati non basterebbe a bloccare la decisione, se la Commissione europea e la Banca centrale europea (Bce) concludessero che la mancata azione minaccerebbe la sostenibilità economica e finanziaria della zona euro.

In questo caso, infatti, cambierebbe la procedura di voto nel consiglio di amministrazione dell'Esm, passando dal cosiddetto "comune accordo" (equivalente all'unanimità) a una sorta di maggioranza superqualificata, corrispondente all'85% delle quote di partecipazione al capitale versato dell'Esm, assegnate a ciascuno Stato membro. La Finlandia ha appena l'1,7974% delle quote. E non riuscirebbe a raggiungere il 15% per bloccare la decisione neanche se si alleasse con l'Olanda, altro Paese che si è opposto al meccanismo anti-spread, che detiene il 5,7170% delle quote.

Da notare, per contro, che l'Italia, con il 17,9137% delle quote, da sola potrebbe bloccare decisioni non gradite, come anche la Germania (27,1464%) e la Francia (20,3859%). Sotto la "soglia di blocco" resta invece la Spagna, con l'11,9037% delle quote.

«Una procedura di votazione d'urgenza - si legge nel Trattato, all'art.4) è utilizzata nei casi in cui la Commissione e la Bce concludono che la mancata adozione di una decisione urgente circa la concessione o l'attuazione di un'assistenza finanziaria (...) minaccerebbe la sostenibilità economica e finanziaria della zona euro. L'adozione di una decisione di comune accordo (...) nel quadro di detta procedura d'urgenza richiede una maggioranza qualificata dell'85% dei voti espressi».

Lo stesso meccanismo di voto (maggioranza qualificata all'85% delle quote in caso d'urgenza) vale anche per gli acquisti, da parte dell'Esm, di titoli di Stato sul mercato primario, ovvero al momento dell'emissione. Gli interventi sul primario, comunque, che sono generalmente considerati più efficaci e meno inclini ad alimentare la speculazione rispetto a quelli sul mercato secondario, non sono stati menzionati nella minaccia di "veto" finalndese.

Se però al coro dei no di Olanda e Finlandia si unisse qualche altro Paese tale da superare il 15% potrebbe riaffiorare un problema, l'ennesimo, da risolvere per far tornare a girare l'Europa.

www.twitter.com/vitolops

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