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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2012 alle ore 17:38.

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Se un'azione Apple prezza 701 dollari (come nella chiusura di ieri al Nasdaq) la società capitalizza 657 miliardi di dollari. È il valore più alto per una società quotata in Borsa. Da inizio anno, a dispetto della crisi e di un mercato finanziario turbolento, le azioni della Mela sono salite del 73%, dopo il +34% archiviato nel 2011 e il +76% del 2010, il +113% del 2009. L'unico anno, fra gli ultimi, in cui le azioni hanno chiuso in passivo è stato il 2008 quando il titolo è sceso da 194 a 85 dollari (-56%). Come mai? L'anno successivo gli utili sono cresciuti "appena" del 34,58% rispetto ai 12 mesi precedenti. E il mercato (che si muove sempre in anticipo) ha punito la società. Dopodiché dati di bilancio e Borsa hanno ripreso ad andare d'amore e d'accordo (gli utili sono cresciuti del 70% nel 2010 e dell'85% del 2011).

Ed è proprio questo uno dei punti deboli di Apple. L'incubo di tutti gli azionisti della Mela: svegliarsi una mattina e leggere che iPod, Ipad e iPhone hanno venduto tantissimo, ma un po' meno delle attese, portando in casa Apple meno fieno nella ricca cascina. La condanna di Apple per restare sul primo gradino del mondo è di dover crescere a dismisura ogni anno.

Ora, sono molti gli analisti che si sono (ri)posti questa domanda, all'indomani del lancio dell'iPhone 5 (sbarcato ieri negli Stati Uniti e il 28 settembre anche in Italia). Fino a quanto durerà questa crescita stellare? A 700 dollari (il valore di un'azione Apple) può essere ancora conveniente investire? Gli ultimi report indicano di sì: proiettano, da qui a 12 mesi, il titolo anche oltre quota 800 dollari.

C'è però anche chi si è divertito a fare un po' l'avvocato del Diavolo della società cofondata dallo scomparso mito hi-tech Steve Jobs. Un'analisi del blog finanziario Seeking Alpha ipotizza, tra tre scenari, uno pessimistico che vedrebbe il titolo sgonfiarsi a 440 dollari, il 37% in meno del valore attuale. Si tratta di uno scenario in cui l'incalzare dei concorrenti di Apple (in particolare Samsung ed eventualmente Microsoft che nei prossimi mesi presenterà uno smartphone) costringerebbe Apple, per mantenere la sua quota di mercato intorno al 21%, a ridurre i prezzi del suo iPhone a quota 500 dollari nel 2017. A quel punto un rapporto prezzo/utili stimato intorno a 18,6 volte rimarrebbe tale solo con una correzione del prezzo di Borsa.

Gli altri due scenari sono più ottimistici, in particolare il primo che proietta il titolo a 800 dollari. Ma l'incognita su come evolverà l'eterna sfida (e i relativi margini sui prodotti) con i competitor resta.

Anche perché - come indicano altri esperti sul New York Times - l'innovazione tecnologica che ha portato Apple in questi ultimi anni sull'Olimpo dei gadget elettronici sembra aver perso qualche colpo. Il nuovo iPhone5, ad esempio, è stato già criticato perché Apple - pur di mantenere un modello di business unico basato su tecnologie proprietarie - ha sostituito nel nuovo sistema operativo le mappe di Google, consdierate le più affidabili in questo momento. Nuove mappe che al momento hanno generato malcontento tra gli utenti.

E proprio quello di essere sempre costretta a innovare è il secondo punto di debole di un modello di business fin qui stratosferico. Per cui mentre c'è qualcuno "vede" già il titolo a 800 dollari altri ci penserebbero due volte prima di puntare, adesso, sulla prima società del pianeta.

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