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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2012 alle ore 13:26.

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Sono trascorsi più di due anni dal primo salvataggio (110 miliardi) della Grecia orchestrato dall'Eurozona. Da allora, complici previsioni ottimistiche e calcoli errati sul moltiplicatore fiscale (i danni sul Pil ipotizzati, derivanti dalle riforme di austerity, erano stimati con una leva dello 0,5 mentre in realtà il "moltiplilcatore dei danni" è risultato superiore a 1) da parte delle autorità europee hanno complicato le cose.

Così, a 30 mesi di distanza dall'inizio della crisi greca, c'è stata un'involuzione concettuale. Siamo passati dal tentativo di salvare un Paese dal default, all'acquisto di tempo a tassi elevatissimi senza la certezza di una via d'uscita (dopo aver già provveduto a una ristrutturazione del debito). Lo dimostra il fatto che a inizio settimana Atene ha emesso bond a 1 e 3 mesi per un controvalore da 4 miliardi di euro al tasso schizofrenico del 4 per cento. È chiaro - mentre ieri abbiamo assistito a uno sciopero europeo anti-austerity senza precedenti con proteste in contemporanee nelle piazze di Roma, Lisbona, Atene e Madrid - che la situazione non è sotto controllo. Tanto più che adesso - a giudicare dalle preoccupazioni dei gestori che seguono ogni giorno da vicino l'andamento dei mercati finanziari - anche la preoccupazione sulla Francia, e di un suo possibile contagio, è diventato un tema che preoccupa gli ambienti finanziari.

Ed è per questo motivo che, seppur al momento siano solo voci e/o sensazioni, cresce il partito di chi crede che l'Unione europea stia semplicemente attendendo che la situazione economica e finanziaria si stabilizzi in Italia e Spagna (gli unici Paesi "too big to fail" di quelli sinora contagiati dalla Grecia) per poi invitare i più piccoli (come la Grecia) gentilmente a lasciare l'euro.

È un'ipotesi - peraltro rilanciata anche dall'economista americano Martin Feldstein in un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore - di cui probabilmente si sentirà parlare più spesso nei mesi a venire. Vediamo cosa ne pensano gli operatori dei mercati.

Le autorità (Ue-Bce-Fmi) comprano tempo senza una strategia
«Il circolo vizioso del debito greco è ormai troppo grande per risolversi positivamente e autonomamente, la Troika sta comprando ulteriore tempo per permettere a chi deve stabilizzarsi di farlo, dopodiché si potranno valutare casi di ritorno alle valute nazionali - spiega Matteo Paganini, a capo del team di ricerca di Fxcm -. C'è ormai la consapevolezza che i rischi di continuare imperterriti secondo la linea percorsa finora sono molto più grandi rispetto ai benefici che ne potrebbero derivare da un'uscita dei Paesi in difficoltà. La situazione sta sfuggendo di mano».

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