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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2012 alle ore 12:19.
L'ultima modifica è del 20 novembre 2012 alle ore 11:55.

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Chiamatele, se volete, correlazioni. I mercati finanziari ne sono pieni. E gli investitori le tengono d'occhio perché, fino a quando un determinato trend dura, le correlazioni (positive o negative) tra l'andamento di azioni, valute e materie prime sono un punto di riferimento per capire come muoversi. Uno schema "amico" che dà qualche garanzia in più nella giungla degli scambi finanziari. E i più bravi sono quelli che riescono a intercettare prima degli altri quando alcune correlazioni saltano e a prendere da subito il nuovo treno. Un nuovo trend che nasce. Per durare nessuno sa quanto.

Quali sono le correlazioni su cui poggiano in questo momento i mercati finanziari? «Tendenzialmente la correlazione presente tra i mercati prevede che un rialzo dei listini azionari si accompagna a un calo delle quotazioni dei titoli obbligazionari per effetto di una crescita dei rendimenti - spiega Vincenzo Longo, strategist di Ig. Di fatti, per rendere più appetibili i titoli meno rischiosi (titoli di Stato di Paesi "core") a fronte di un rally azionario, i rendimenti sui govies (bond governativi periferici) tendono a salire. In uno scenario simile, le valute meno rischiose, come il dollaro statunitense, tendono a essere oggetto di vendita a scapito di quelle più rischiose, come euro, dollaro australiano, canadese e neozelandese. Ciò si ripercuote anche sulle commodities (oro, petrolio, etc.) che tendono a salire sia per effetto di una maggiore propensione al rischio sia a seguito di un deprezzamento del dollaro, dato che sono scambiate in dollari Usa».

Quindi, riepilogando, quando le Borse salgono tendenzialmente si apprezza l'euro e salgono i prezzi di bond con conseguente calo dei rendimenti. Allo stesso tempo salgono anche i prezzi delle materie prime perché sono prezzate in dollari Usa che tendono a svalutarsi quando gli investitori si spostano sui mercati azionari.

Tende ad accadere l'esatto opposto quando le Borse scendono. «Negli ultimi due mesi di contrattazioni sono scesi l'equity (azionario, ndr), l'euro, le materie prime e l'oro e i rendimenti dei bond tedeschi e americani - conferma Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas investment partners -. È salito il dollaro e con ogni probabilità sarebbero saliti anche lo yen e il franco svizzero (solitamente considerate valute rifugio al pari del dollaro Usa, ndr), sostanzialmente invariati, se le rispettive banche centrali non fossero intervenute con misure ad hoc più o meno recenti (attraverso operazioni di iniezioni di liquidità e quantitative easing, ndr). Gli investitori in un contesto altalenante di elevata volatilità hanno rischiato nei mesi scorsi su azioni, materie prime anche se non sempre in maniera indiscriminata e sull'euro e si sono rifugiati a più riprese nei risicatissimi rendimenti delle cosiddette obbligazioni "core" (quelle tedesche e americane in primis) così come nel franco svizzero e nello yen, fino a minacciare la stabilità economica di Svizzera e Giappone spingendo quindi le banche centrali a intervenire».

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