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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2012 alle ore 12:19.
L'ultima modifica è del 20 novembre 2012 alle ore 11:55.
Quindi, nei prossimi mesi non è da escludere che salti la correlazione dollaro debole-rialzo delle commodities.
«Da rilevare - prosegue Longo - che il miglioramento della crisi debitoria in Europa potrebbe far guadagnare terreno ai titoli di Stato della periferia, come BTp italiani e Bonos spagnoli, e far scendere le quotazioni di quelli più sicuri, come Bund tedeschi e Treasury statunitensi. Se poi lo scenario rialzista prospettato dovesse venire meno, ci aspettiamo che l'oro potrebbe muoversi in controtendenza rispetto al comparto causa la politica particolarmente accomodante che la Fed dovrebbe tenere. In questo caso il metallo prezioso tenderebbe a assumere la connotazione di bene rifugio tipica nei scenari recessivi».
Secondo Tommaso Federici, responsabile gestioni Banca Ifigest «molto probabilmente le dinamiche sulle curve dei tassi rimarranno ancora pesantemente influenzate dalle politiche monetarie, in altre parole rimarranno schiacciate su livelli molto bassi. Credo che le correlazioni divise e materie prime si ridurranno per incorporare da un lato il tipo di soluzione che verrà data al problema del Fiscal Cliff, e dall'altro la nuova politica economica cinese. Una soluzione positiva del Fiscal Cliff potrebbe vedere il dollaro rafforzarsi insieme alle materie prime, mentre una politica economica più rivolta alla domanda interna cinese che agli investimenti potrebbe vedere meno domanda di materie prime da parte del principale utilizzatore globale».
Secondo Tardino, invece, lo schema attuale per larga parte seguito dagli investitori non dovrebbe cambiare direzione. «Credo che nelle prossime settimane non ci saranno grandi variazioni e che, nonostante le valutazioni delle obbligazioni americane e tedesche, potremmo continuare a vedere la correlazione negativa con l' equity e dollaro, franco svizzero, yen e la correlazione positiva tra equity, periferici, euro e materie prime a testimonianza che la crisi sovrana e il quadro congiunturale globale non sono pienamente soddisfacenti e alimentano in maniera ricorsiva dubbi e perplessità negli investitori».
Azioni europee da preferire a quelle statunitensi
«D'altra parte se ci sono ragioni macroeconomiche per aspettarsi un apprezzamento del dollaro nei confronti dell'euro anche in presenza di mercati azionari in salita, non va dimenticato che le valutazioni europee sono al momento più interessanti con un rapporto prezzo/utili stimati per il 2013 di 10,3 punti rispetto a quello americano pari a 13».
Sul fronte obbligazionario «più difficile dire per quanto tempo gli investitori accetteranno rendimenti dei bond così bassi – negativi in termini reali - pur di proteggersi dal rischio, soprattutto se nei prossimi mesi le autorità europee e americane così come la crescita economica dovessero sorprendere. Al momento sembra prematuro ma tutto può succedere e credo, finanza a parte, sia il caso di augurarsi che ciò avvenga».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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