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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2013 alle ore 12:13.

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Sui mercati è tornato il mal di spread. Questa mattina il differenziale tra BTp e Bund a 10 anni ha toccato un picco di periodo a 294 punti, superando la cosiddetta "soglia Monti" a 287. Dopodiché è ripiegato in area 280. Si tratta in ogni caso di un livello superiore di 30 punti base rispetto al più sereno andamento registrato negli ultimi due mesi.

Ma perché è aumentata la volatilità del parametro finanziario più chiacchierato d'Italia, persino al supermercato e dal barbiere? L'instabilità politica in Italia (per l'esito non scontato delle elezioni del 24-25 febbraio) e in Spagna (il premier Mariano Rajoy è accusato di aver ricevuto soldi in nero) certo non dà una mano. E poi, per quanto riguarda l'Italia, bisogna annoverare anche gli strascichi della vicenda Mps, con molti punti ancora da chiarire. Non bisogna dimenticare, però, il fattore "prese di profitto". I mercati sono in costante rialzo da novembre quindi chi vuole uscire per consolidare il guadagno di periodo non aspetta altro che qualche "bella" cattiva notizia per monetizzare l'ultima ondata rialzista. Nel calderone delle concause ci sono anche i conti in profondo rosso della tedesca Commerzbank annunciati ieri.

Tuttavia, tornando allo spread italiano, tutti si chiedono come potrà muoversi in relazione all'esito delle urne che si apriranno fra 19 giorni. Il premier Mario Monti ha annunciato che in caso di successo di Silvio Berlusconi lo spread è destinato a salire. Berlusconi ha invece rimpallato la recente volatilità delle Borse allo scandalo che ha colpito i vertici di Mps, la terza banca italiana.

Chi ha ragione? Difficile dirlo senza avere la sfera di cristallo. Le statistiche indicano però una strada: i mercati guardano perlopiù nel breve periodo e a un quadro politicamente stabile che metta le aziende quotate nelle migliori condizioni di fare profitti. Così a novembre 2011, quando il quadro era altamente instabile (e al governo c'era Berlusconi), lo spread balzò a 575 punti. Dopodiché rifiatò, forte anche di due operazioni Ltro (prestiti agevolati della Bce al sistema bancario) che spinsero molte banche a ricomprare BTp e Bonos ridimensionandone il rendimento. Tuttavia, scemati gli effetti delle operazioni Ltro lo spread riprese a salire ritornando a luglio 2012 sopra 500 (534 punti il 24 luglio, e al governo c'era Monti) per poi iniziare un trend discesista solo dopo l'annuncio shock di Mario Draghi dello scudo anti-spread. Trend che ha portato lo spread anche sotto 250 punti abbassando la media degli interessi battuti in asta dal governo nel 2012 al 3,11% contro il 3,6% pagato nel 2011.

La lettura degli eventi dell'ultimo anno indica quindi che la Bce (prima con i finanziamenti Ltro e poi con lo scudo anti-spread) ha avuto un ruolo straordinario nel calmare i mercati e la speculazione.

Quindi, come nell'autunno del 2011 adesso siamo punto a capo. Con un rinnovato rischio di instabilità politica in Parlamento (stando agli ultimi sondaggi c'è incertezza sulla possibilità di ottenere una maggioranza stabile al Senato). Ma a differenza del 2011 ora c'è lo scudo anti-spread, un'arma (potenziale, per richiederne l'attivazione bisognerebbe chiedere aiuto formale all'Ue) che finora ha avuto un effetto deterrente, allontanando la speculazione e riavvicinando gli investitori stranieri sul debito pubblico di Italia e Spagna.

Quindi quali scenari si prospettano in caso elettorale? E come si muoverà lo spread?

Scenario 1: maggioranza stabile e alta governabilità del Paese
«Ritengo assai improbabile che si possano rivedere i livelli di spread di novembre 2011 o di luglio 2012. Molto semplicemente l'instabilità politica renderebbe più difficile l'attivazione dello scudo che ora con il sostegno potenzialmente illimitato della Bce è decisamente più credibile - spiega Tommaso Federici, responsabile gestioni Banca Ifigest -. Nel caso dalle urne fuoriuscisse una forta maggioranza con forze europeiste ci aspettiamo un spread BTp-Bund intorno ai 200 punti».

Opinione condivisa da Paolo Balice, presidente di Aiaf-Associazione italiana degli analisti finanziari: «In questo scenario lo spread può scendere anche sotto i 200 punti come prosecuzione della rotazione dei portafogli alla ricerca di rendimenti più elevati di quelli dei mercati core».

Scenario 2: instabilità politica dopo le urne
E se invece l'esito elettorale proiettasse in Parlamento una maggioranza instabile con forze contrapposte? C'è il rischio di rivedere nuovamente i 575 punti del novembre 2011 con i rendimenti dei BTp oltre la soglia critica del 7%? «Riteniamo che l'esistenza dell' Omt (scudo anti-spread, ndr) sarebbe sufficiente per abbassare la volatilità anche in questo caso - sostiene Luca Bottiglione, gestore di Nemesis asset managementsostiene -. Vedremmo probabilmente spread più elevati, ma non tali da richiedere aiuti esterni. Questo perché i mercati in questo momento sembrano più disposti a dare credito al potere di intervento delle autorità centrali, piuttosto che seguire la politica».

Secondo Federici una maggioranza instabile porterebbe lo spread intorno ai 350 punti. Per Balice è da escludere «un ritorno ai massimi di novembre 2011, ma è più probabile una forchetta 300-350».

twitter.com/vitolops

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