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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2013 alle ore 13:20.

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Seguire le correlazioni sui mercati finanziari in questa fase turbolenta è compito da maghi del Sudoku. Perché gli spread stanno scendendo (segnale di aumento della propensione al rischio) mentre i listini europei sono deboli (segnale di aumento dell'avversione al rischio). In questo contorno l'euro viaggia ad alta volatilità e fa sponda sulle dichiarazioni di Mario Draghi (che ribadisce la fermezza nel difendere il progetto euro) e si posiziona in leggero rialzo rispetto ai giorni scorsi. Quanto allo yen è scivolato ai minimi da tre anni e mezzo sul dollaro dopo che ieri la Banca centrale del Giappone ha annunciato un nuovo pacchetto da 1.400 miliardi di dollari per reflazionare al 2% l'economia nipponica, da tempo caduta nella trappola della liquidità e nel pericolo di deflazione. La caduta dello yen, secondo il finanziere ungherese, George Soros potrebbe però avere rischi elevati e risultare incontrollabile.

In questo scenario frammentato (questo l'aggettivo usato ieri da Draghi nel commentare la discussione del board della Bce sulla scelta di mantenere il tasso di riferimento europeo allo 0,75%) il rendimento degli Oats (i corrispettivi francesi dei nostri BTp) è scivolato oggi all'1,76%, il minimo storico. Lo spread francese con il Bund tedesco (che paga l'1,26%) è intorno a quota 57, anche questo vicino ai minimi. In calo anche il rendimento del decennale belga che si attesta sui minimi storici, all'1,95% e dei titoli austriaci che hanno toccato oggi l'1,516%, soglia inesplorata al ribasso. Vendite anche sui titoli periferici. Il BTp a 10 anni è sceso sotto il 4,5% con lo spread BTp-Bund a 320.

Ma quel che fa più notizia è certamente il calo dei titoli francesi più veloce rispetto a quello dei titoli italiani tanto che lo spread Italia-Francia viaggia a 270 punti base. E secondo molti operatori è ingiustificato a guardare gli esiti delle manovre di aggiustamento in corso. Se il deficit/Pil dell'Italia è al 2,9% (a fronte di una pressione fiscale del 52%, mai così alta) e quindi sotto la soglia del 3% fissata a Maastricht nel 1993, il deficit/Pil della Francia è al 5,7%.

Cosa sta succedendo al mercato dei bond? Perché la Francia, stando a questo mercato, è più vicina ai Paesi "core" dell'Eurozona rispetto alla fascia dei "periferici"?

«In realtà i fondamentali non giustificano il calo dei rendimenti sui titoli francesi. L'economia sta attraversando una fase di contrazione economica abbastanza pronunciata come hanno mostrato nei giorni scorsi i dati sui Pmi. Anche il bilancio dello Stato mostra perplessità, con deficit/Pil ben al di sopra del 3% e un debito pubblico in espansione (verso quota 90%, ndr). La nostra view è che gli acquisti sugli Oats stiano arrivando dall'estero, fuori dall'area euro in particolare - spiega Vincenzo Longo, analista di Ig -. La forte liquidità a buon mercato presente sui alcuni Paesi asiatici crea delle buone opportunità per fare carry trade con Paesi che garantiscono ancora un certo rendimento. Troppo alto è il rischio di puntare su Italia e Spagna, vista l'incertezza politica del primo, e gli elevati livelli di deficit/Pil della seconda. Troppo basso sarebbe il ritorno sulla Germania, considerata bene rifugio per eccellenza. In un momento di incertezza come questo meglio allora puntare su un Paese core che rappresenti un buon compromesso tra rischio-rendimento. Nel caso di un deciso ritorno delle tensioni nell'Eurozona, la Francia sarà comunque considerata più "core" che "periferica", dato che il Paese gode ancora di una buona credibilità e fiducia, elementi chiave nei momenti di panico».

Secondo Francesco Leghissa dell'Ufficio Studi di Copernico sim «l'Italia, rispetto alla Francia, è stata molto più ligia nei cosiddetti "compiti a casa" ma l'attuale incertezza politica rischia di vanificare tutto il lavoro fatto in quanto manca un interlocutore credibile che prosegua nell'opera di riforma del Paese. Questa situazione crea grossa incertezza sul futuro e l'incertezza non piace ai mercati, soprattutto se devono investire su debiti sovrani. Se la nebbia sulle soluzioni politiche che vorrà intraprendere l'Italia e gli altri Paesi "periferici" non dovesse dissolversi in tempi ragionevoli, si potrebbe riaffacciare lo spettro dell'Europa a due velocità, almeno per quanto riguarda i rendimenti sui governativi, che la Bce aveva scongiurato nel 2012».

A parere di Maurizio Mazziero, analista finanziario e ricercatore indipendente «se alcuni mesi fa il vigore dei bond francesi poteva essere spiegato con le distorsioni causate dalla Banca centrale svizzera, impegnata ad acquistare euro contro franchi e costretta poi ad impiegarli in bond non periferici dell'Eurozona, oggi probabilmente non è questo il caso, o perlomeno non è dovuto interamente a questo fenomeno. Ma non è l'unico aspetto di difficile spiegazione, dopo la vicenda di Cipro e un sistema bancario sotto pressione (ad esempio la banca Sns nazionalizzata in Olanda, il Monte Paschi che ha pubblicato risultati 2012 disastrosi) ci si sarebbe aspettati un ampliamento notevole dello spread Btp/Bund. Nello stesso tempo le manovre di quantitative easing sempre più aggressive, in particolare le recenti decisioni della Bank of Japan, dovrebbero spingere l'oro a livelli più elevati e invece il metallo giallo manifesta una continua debolezza. La sensazione è che ci si trovi di fronte a delle manovre coordinate, per mantenere il più possibile calma una situazione che potrebbe sfuggire di mano».

twitter.com/vitolops

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