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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2013 alle ore 12:34.

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«Sarebbe interessante se la Bce diventasse più concreta sulle ipotesi accennate di facilitare il flusso di credito alle Pmi. Su questo punto ci aspettiamo più dettagli, ma ancora niente di veramente concreto, per ora», commenta Giovanni Zanni, Ricerca Economica del Credit Suisse.

Secondo Davide Pasquali, presidente di Pharus Sicav «non si interviene con una legge perché l'Unione europea tanto decantata ha poco di unione e molto di europeo, si vedano la dipendenza dalla Germania e i tempi di decisione sono sempre troppo lunghi».

Per Nicolò Nunziata, strategist di J&C Associati «non è possibile obbligare le banche a prestare, in quanto ci sono anche le richieste di Basilea 3 che impone parametri di patrimonializzazione più restrittivi. Il deposit rate a tassi di interesse negativi potrebbe causare una progressiva vendita di euro, che aiuterebbe l'export e di conseguenza l'economia reale. A quel punto anche le banche potrebbero riaccelerare la politica del credito».

A parere di Spitale «i bassi tassi di interesse favoriscono i bilanci pubblici più in difficoltà, ma i loro benefici sulle economie dei paesi in crisi, come quelli del Sud Europa, sono nulli. Potrebbe accadere che le banche decidano di costituirsi depositi di riserva grazie al basso costo del denaro, alla luce di un ciclo economico così negativo che deteriora, ancora una volta, una parte significativa dei crediti concessi a cittadini ed imprese - continua -. Di conseguenza, l'economia reale rischia di trarne benefici minimi, perché le banche continueranno a prestare a tassi decisamente più alti rispetto a quelli con cui si finanziano, anche per tutelarsi dall'acquisto di bond sovrani di paesi a rischio. Una legge che obblighi un afflusso di danaro verso le imprese andrebbe contro quella
che è la reale esigenza dei nostri tempi: ricapitalizzare le banche. I bassi tassi,
infatti, oltre che essere un toccasana per i bilanci pubblici favoriscono le banche
locali, le quali, indebitandosi a tassi praticamente vicini allo zero, presso ,l'istituto
centrale, hanno modo di investire in titoli di stato del proprio paese a tassi
decisamente più elevati, anche se più contenuti rispetto all'era pre taglio. Le piccole
e medie imprese italiane in questo vorticoso giro di denaro rimangono ai margini».

twitter.com/vitolops

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